Processo Eternit: in Corte d’Appello 18 anni al Re dell’amianto

Storica condanna al processo Eternit. Dopo le condanne dello scorso anno al miliardario svizzero Stephan Schmideiny, ex presidente del consiglio di amministrazione dell'Eternit AG, e al barone belga Jean Louis Le Cartier, nel corso del processo di appello di Torino, Schmidheiny è stato condannato a 18 anni di reclusione per disastro doloso

Storica condanna al processo Eternit. Dopo le condanne dello scorso anno al miliardario svizzero Stephan Schmideiny, ex presidente del consiglio di amministrazione dell’Eternit AG, e al barone belga Jean Louis Le Cartier, nel corso del processo di appello di Torino, Schmidheiny è stato condannato a 18 anni di reclusione per disastro doloso e omissione di cautele.

Due anni in più rispetto alla condanna in primo grado e due anni in meno rispetto a quanto richiesto dal Pm Guariniello. I giudici hanno inoltre stabilito provvisonali per 20 milioni di euro alla Regione Piemonte e di oltre 30,9 milioni per il comune di Casale Monferrato. Il magnate svizzero Schmideiny di 66 anni era rimasto l’unico imputato al processo Eternit dopo la scomparsa di De Cartier, a 92 anni.

La corte d’appello di Torino ha dunque condannato l’ex manager della Eternit non solo per Casale Monferrato e Cavagnolo ma anche per gli stabilimenti di Napoli Bagnoli e Rubiera (Reggio Emilia). I giudici infatti hanno stabilito che il periodo in cui Schmideiny gestì la Eternit va dal giugno del ’76, per gli stabilimenti di Casale, Cavagnolo e Bagnoli e dall’80 per quello di Rubiera.

Commozione tra i familiari delle vittime presenti in aula. Tra essi anche Romana Blasotti Pavesi, presidente dell’Afeva, l’Associazione familiari e vittime dell’amianto che, racconta il Corriere, a causa dell’amianto ha perso cinque familiari, tra cui il marito e la figlia. “Sono stravolta dalla stanchezza, ma finchè posso vado avanti”. Prima della lettura della sentenza, al pm Guariniello è stata donata una tuta da operaio dell’Eternit da un ex operaio della fabbrica di Casale Monferrato.

Una sentenza esemplare che restituisce giustizia a migliaia di persone e famiglie che hanno sopportato e sopportano ancora un vero calvario. Speriamo che anche il terzo grado di giudizio confermi questa sentenza perché il caso italiano sia ora d’esempio e faccia giurisprudenza nel mondo, soprattutto nei Paesi dove l’amianto continua ad essere estratto e lavorato e continua silenziosamente a mietere vittime” ha commentato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza. Anche Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, costituitasi parte civile al processo e presente alla lettura della sentenza, ha espesso la propria soddisfazione per il verdetto di secondo grado. “Questa sentenza è sicuramente un risultato storico per la tutela dei lavoratori ma anche per la salute dei cittadini che ancora oggi, spesso inconsapevolmente, sono esposti al rischio amianto – ha dichiarato Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – ma proprio per loro crediamo importante avere la garanzia che i risarcimenti ai Comuni arrivino presto per continuare le bonifiche e limitare il diffondersi ulteriore dei casi di tumore. Ogni anno a Casale Monferrato continuano a morire almeno 50 persone per patologie legate all’eternit“.

Francesca Mancuso

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