Reati ambientali e mobilità privata alle stelle: i numeri di Ambiente Italia 2013

Mobilità privata alle stelle, grave dissesto idrogeologico e illegalità ambientale in continua crescita, concentrazione di polveri e metalli ancora elevati. Il tutto accompagnat da forti diseguaglianze generazionali e di genere e da un tasso di occupazione tra i più bassi in Europa. Questo l'amaro bilancio del rapporto L’Italia oltre la crisi, Ambiente Italia 2013, presentato oggi da Legambiente a Roma. Ma c'è anche qualche piccola buon notizia, cresce il settore delle rinnovabili, si riduce la produzione di rifiuti e aumentano le vendite di biciclette

Mobilità privata alle stelle, grave dissesto idrogeologico e illegalità ambientale in continua crescita, concentrazione di polveri e metalli ancora elevati. Il tutto accompagnato da forti diseguaglianze generazionali e di genere e da un tasso di occupazione tra i più bassi in Europa. Questo l’amaro bilancio del rapporto L’Italia oltre la crisi, Ambiente Italia 2013, presentato oggi da Legambiente a Roma. Ma c’è anche qualche piccola buon notizia, cresce il settore delle rinnovabili, si riduce la produzione di rifiuti e aumentano le vendite di biciclette.

Non è un quadro confortante quello presentato oggi dall’associazione e dall’Istituto Ambiente Italia. L’Italia oltre la crisi presenta un’analisi degli ultimi 10 anni di “non governo” del territorio e delle politiche sociali considerando una serie di indicatori ambientali e sociali. Non un’analisi fine a se stessa ma un modo per uscire dalla crisi attraverso l’avvio di una economia low carbon attenta sia alle persone che al territorio.

Mobilità. C’è poco da stare allegri. La motorizzazione privata e le percorrenze in auto in Italia sono purtroppo tra le più alte d’Europa. Nonostante il calo delle nuove immatricolazioni, il tasso di motorizzazione continua a crescere e rimane ai vertici europei e addirittura mondiali. Nel 2011 eravamo infatti oltre 60 le auto ogni 100 abitanti, rispetto alle 50 della Germania e alle 47 della media dell’Ue. Anche le percorrenze automobilistiche in Italia sono superiori alla media europea (il 22% in più).

Anche per il trasporto pubblico urbano, l’Italia non eccelle se confrontata col resto d’Europa sia nella quota di movimenti ciclabili sia in quella dei mezzi pubblici (in particolare tram e metropolitane). Tuttavia, nel 2011 per la prima volta, le vendite di biciclette nuove hanno superato in Italia le immatricolazioni di nuove auto, passando dalle 42-43 auto ogni 1.000 abitanti degli inizi del 2000 (a fronte di una media di 38 auto per 1.000 abitanti nell’area euro) al minimo di circa 29 auto ogni 1.000 abitanti raggiunto nel 2011. Le vendite di biciclette invece, storicamente pari a circa i 2/3 delle nuove auto, hanno subito un rallentamento meno vistoso e in quell’anno hanno uguagliato e superato quelle delle auto. Freniamo l’entusiamo. Le vendite di bici nel nostro paese sono largamente inferiori alla media europea.

Energia. Sul fronte energetico, nel 2012 è proseguita la discesa dei consumi energetici nazionali complici anche la crisi economica e le condizioni meteorologiche. Tuttavia la riduzione è legata anche all’introduzione di misure di efficienza energetica che hanno portato i consumi a valori inferiori a quelli del 2000. Tra le fonti, la principale è sempre il petrolio (37,5%), essenzialmente per gli usi come carburante. Il 35% dei consumi derivano poi dall’impiego di gas naturale mentre il 13,3% è dato dalle rinnovabili e il 9% dal carbone. Nel bilancio energetico nazionale cresce la produzione da fonti rinnovabili, quasi raddoppiata rispetto a 10 anni fa. Per quanto riguarda la produzione elettrica nazionale, nel 2012 le rinnovabili coprono il 28% della produzione e sono in crescita la produzione eolica (+34%) e quella fotovoltaica (+72%).

Emissioni inquinanti. Nel 2011 le emissioni di CO2 sono stimate a 490 milioni di tonnellate, circa il 5% in meno del 1990. Nel 2011 la produzione di energia ha rappresentato il 31% del totale delle emissioni climalteranti italiane, i trasporti il 27%, l’energia per usi civili il 20%, l’energia per l’industria il 14%, l’agricoltura il 7,8%, i processi industriali il 7,5% e, infine, i rifiuti il 4,2%. L’Italia rimane purtroppo al quarto posto europeo per emissioni dopo Germania, Regno Unito e Francia. La riduzione delle emissioni di metalli pesanti, in alcuni casi altamente tossici e cancerogeni, è stata rilevante su scala europea, ma molto più bassa in Italia. Anche per gli inquinanti organici persistenti, come i PCB o le diossine, le riduzioni conseguite in Italia sono state meno ampie rispetto a quelle medie europee.

Rifiuti. Nel settore dei rifiuti, nel 2011 la produzione di quelli urbani ha subito un calo grazie sia ai primi risultati delle politiche degli enti locali ma anche per effetto della riduzione dei consumi, attestandosi (sulla base dei comuni capoluogo) a circa 31,5 milioni di tonnellate. Il pro capite scende a poco più di 510 kg/ab, il valore più basso dal 2000. Una buona notizia se si considera che negli anni 2000-2009 in Italia la produzione dei rifiuti urbani era cresciuta con un tasso quasi doppio rispetto al Pil. Prosegue invece, anche se senza grandi miglioramenti, la percentuale delle raccolte differenziate stimata al 37% nel 2011.

Tasse ambientali. La tassazione ambientale nel 2011 è stata pari a 43,9 miliardi di euro, composta per il 75% (33 miliardi di euro) da tasse energetiche, e in particolare dalle accise petrolifere, per il 23,5% da tasse automobilistiche (10,3 miliardi di euro) e per il resto (meno di 500 milioni di euro) da tributi di discarica e altre imposte. Le tasse ambientali sono oggi significativamente inferiori rispetto agli inizi degli anni 2000 (nel 2001 erano il 3% del Pil e il 10,5% del totale delle entrate). In tutta l’Unione europea, tra il 1995 e il 2010, l’Italia è il paese con la maggiore contrazione dell’incidenza delle tasse ambientali sul Pil e, assieme a Grecia e Portogallo, dell’incidenza sulle entrate tributarie.

Illegalità ambientali. Negli ultimi 10 anni non sono diminuite le infrazioni. Nel 2001 erano 31.201, oggi, nonostante l’accresciuta sensibilità e la diffusione delle informazioni sulla gravità del problema, sono 33.817. Nel 2001 inoltre sono state denunciate o arrestate 25.890 persone mentre oggi sono 28.274. Salgono anche le cifre relative alle quattro regioni tradizionalmente a rischio ossia Campania, Calabria, Puglia e Sicilia con le infrazioni che passano da 15.708 a 16.116. Anche nel ciclo dei rifiuti le infrazioni sono aumentate, passando da 1.734 a 5.284, così come per l’abusivismo edilizio.

Dissesto idrogeologico. Dal 2000 ad oggi è raddoppiato, passando da 4 a 8, il numero di regioni coinvolte in alluvioni e frane così come sono aumentati i fenomeni meteorici prima considerati eccezionali. Nel contempo però la prevenzione tarda ad arrivare. Negli ultimi 10 anni solo 2 miliardi di euro sono stati effettivamente erogati per attuare gli interventi previsti dai Piani di assetto idrogeologico redatti dalle Autorità di bacino (PAI), per uno stanziamento totale di 4,5 miliardi di euro. Decisamente troppo pochi se si considera quanto invece sono costati, in termini di danni, i dissesti che si sono verificati nel corso degli anni.

“Questa crisi è figlia di politiche scellerate che hanno considerato l’ambiente come un freno per lo sviluppo economico o un lusso da rinviare a tempi migliori – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Dalla crisi che sta attraversando il Paese invece si potrà uscire solo con idee differenti e con il coraggio di cambiare sul serio. Dobbiamo puntare a una alleanza tra lavoro e ambiente per cercare di rispondere adeguatamente alla drammatica situazione attuale per cui aumentano le diseguaglianze e la crisi climatica incombe. Oggi c’è una sola ricetta per uscire dalla crisi, ed è quella di una Green economy che incrocia le domande e i problemi dei territori, i ritardi del paese e le paure del futuro, le risorse e le vocazioni delle città e che vuole rimettere al centro la bellezza italiana”.

D’altro canto va segnalato come il pilastro della sostenibilità ambientale abbia inevitabilmente ‘beneficiato’ della recessione. Non solo perché sono diminuiti i consumi e quindi i prelievi e le emissioni ambientali. Ma, soprattutto, perché dentro la crisi si è talora avviato un cambiamento che se sostenuto da politiche intelligenti e adeguate potrebbe durare e divenire strutturale” ha dichiarato Duccio Bianchi, dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia.

L’Italia oltre la crisi però offre anche una serie di idee e proposte affinché un cambiamento all’insegna della sostenibilità sia possibile. Eccole riassunte in 5 punti:

  1. Ridisegnare la fiscalità per spingere l’innovazione ambientale e creare lavoro
  2. Fermare le ecomafie
  3. Rilanciare gli investimenti, per rimettere in modo il paese
  4. Premiare l’autoproduzione energetica da rinnovabili e la riqualificazione del patrimonio edilizio
  5. Mettere al centro le città e realizzare interventi di riqualificazione ambientale e sociale delle periferie, per la casa e la mobilità sostenibile

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