Gli OGM sono un fallimento planetario. Parola di Vandana Shiva

Secondo l'ambientalista indiana Vandana Shiva, gli OGM sono un vero e proprio fallimento

Gli OGM? Sono un totale fallimento. È questo ciò che pensa Vandana Shiva, nota attivista e ambientalista indiana nell’ultimo rapporto intitolato “The GMO emperor has no Clotthes – Rapporto globale dei cittadini sugli OGM” in cui illustra i fallimenti e i danni economici e a livello mondiale legati proprio agli organismi geneticamente modificati.

Shiva, curatrice del dossier promosso anche da AIAB e FIRAB, illustra diverse case histories che narrano i differenti impatti devastanti, ma anche le resistenze sociali agli OGM a livello planetario e nota come spesso alla base del fallimento vi sia l’incuria dei governi e delle istituzioni, che dovrebbero vigilare e regolamentare il settore in maniera più precisa, per tutelare persone e ambiente.

Nel nostro paese, poi, la sitazione non è differente, nonostante l’impegno di alcune organizzazioni sociali ed economiche e in parte delle istituzioni. Almeno sotto il profilo giuridico gli agricoltori e i consumatori non hanno certezze sugli OGM.

L’Italia ha finora agito da argine al transgenico grazie alla massiccia, estesa e diffusa opposizione all’introduzione di colture OGM di agricoltori e consumatori, che è stata capace di imporre alle istituzioni centrali e territoriali una politica ispirata alla precauzione. Tuttavia questo non basta più e vanno predisposte con urgenza iniziative legislative e di sviluppo a tutela dell’agricoltura italiana, a partire da quella biologica”, ha commentato il presidente di AIAB, Andrea Ferrante.

Le priorità di intervento che rivendichiamo vanno dal varo urgente della clausola di salvaguardia, cosicché l’Italia si unisca ai numerosi Paesi europei che hanno vietato la coltivazione degli eventi transgenici, alla predisposizione di un piano mangimistico che faccia leva su risorse foraggere autoctone, sull’inclusione di piante proteiche nelle rotazioni previste dal greening della PAC e sull’importazione della quota mancante con soia non-GM; a un piano sementiero lungimirante per le piante oleaginose integrato da più efficaci controlli sulle sementi importate; alla definizione di dispositivi normativi sulla responsabilità penale e civile dell’industria sementiera biotech all’origine dei problemi di contaminazione“. Questa la posizione dell’Associazione Italiana per l’agricoltura biologica.

Da qui l’invito da parte di AIAB e FIRAB (Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica ) a prendere come spunto il rapporto di Vandana Shiva e rilanciare in Italia la cultura e la coltura del biologico, chiudendo definitivamente la porta agli OGM.

Maria Grazia Mammuccini e Luca Colombo di FIRAB, coautori del capitolo italiano del rapporto, hanno commentato: “La Sentenza della Corte di Giustizia Europea che impone l’obbligo di etichettatura come OGM di miele e prodotti apiferi contaminati dal transgenico, l’abbandono di coltivazioni di mais biologico in Spagna per l’ingestibilità della coesistenza con il mais Bt, i campi di mais laziali risultati positivi ai controlli effettuati dagli organi di vigilanza dell’ARSIAL e le sanzioni che gravano su coltivatori di sementi acquistate come convenzionali, testimoniano le incompatibilità agronomiche, ambientali, economiche e normative che circondano la vicenda OGM, rendendola insostenibile”.

Cosa aspettiamo?

Francesca Mancuso

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