Riscopriamo i grani antichi: la rivoluzione contro le multinazionali parte dalla Sicilia

La Sicilia dice no all’omologazione nella coltivazione dei cereali e riscopre i grani antichi. Le multinazionali alimentari di solito basano la propria produzione su varietà specifiche di grano moderno e nel tempo ciò ha portato alla riduzione delle coltivazioni dei grani antichi a favore delle richieste di grano comune da parte del mercato.

La Sicilia dice no all’omologazione nella coltivazione dei cereali e riscopre i grani antichi. Le multinazionali alimentari di solito basano la propria produzione su varietà specifiche di grano moderno e nel tempo ciò ha portato alla riduzione delle coltivazioni dei grani antichi a favore delle richieste di grano comune da parte del mercato.

Oggi sono le aziende alimentari locali e le realtà del biologico a riscoprire il valore dei grani antichi e ad utilizzarli per ottenere pasta, farina e altri prodotti di alta qualità che sfidano le proposte delle multinazionali.

Per quanto riguarda l’Italia, la Sicilia, che era stata il ‘granaio dell’Impero Romano’, si sta ponendo il prima linea nella riscoperta della coltivazione dei grani antichi. Infatti in Sicilia sono sempre più numerosi i contadini che stanno riscoprendo le varietà dei cereali locali o che stanno passando al biologico.

Il movimento della riscoperta dei grani antichi siciliano sta prendendo vita grazie all’impegno degli agricoltori, tra i quali spicca il nome di Giuseppe Li Rosi, presidente dell’associazione Simenza, che si occupa della conservazione delle sementi contadine siciliane.

Ora l’associazione è supportata dal contributo di 70 produttori ma spera tanto di crescere. Nel frattempo Giuseppe Li Rosi ha impiegato 100 ettari del terreno della sua azienda di famiglia per la coltivazione di grano locale. Per la produzione delle sementi le aziende che partecipano all’associazione non utilizzano prodotti chimici.

Siamo di fronte ad un vero e proprio ritorno ai grani antichi che ridà molto valore all’agricoltura contadina e alle tradizioni locali. Tra i grani antichi siciliani troviamo il grano Timillia e il grano Maiorca che venivano coltivati già dagli antichi Romani.

I grani antichi di solito hanno un contenuto di glutine inferiore rispetto al grano moderno e forse potrebbero esserci d’aiuto nella prevenzione delle intolleranze. I grani duri antichi siciliani comprendono ben 52 varietà che vengono suddivise in base alle zone di coltivazione (qui l’elenco). Le farine dei grani antichi siciliani, ad esempio, vengono già utilizzate per preparare il pane.

Complessivamente al momento in Sicilia si coltivano 500 ettari di grani antichi locali, ma l’impegno degli agricoltori sta crescendo tanto che la superficie potrebbe già essere più ampia e c’è chi parla di ben 3000 ettari. Nei campi spesso si seminano miscugli di sementi diverse di grani antichi, contro i dettami della monocoltura.

L’Adas, associazione per la difesa della salute e dell’ambiente, in Sicilia ha da poco organizzato un convegno dedicato proprio ai grani antichi. Il convengo ha aperto un dibattito molto importante sul ruolo che i grani antichi possono avere nel miglioramento del nostro stile di vita dato che mangiare cibo di qualità fa bene sia al corpo che alla mente e che la sua produzione può essere più rispettosa dell’ambiente per quanto riguarda i grani antichi grazie alla scelta bio.

Marta Albè

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