Il Messico minacciato dalle semine di mais Ogm della Monsanto

Il Messico è minacciato dalle semine di mais Ogm. Monsanto vorrebbe espandere qui le proprie coltivazioni di mais transgenico, ma i contadini si oppongono. Fino a questo momento in Messico le uniche coltivazioni geneticamente modificate ammesse sono state il cotone e la soia, come dimostra l’ultima mappa degli Ogm nel mondo.

Il Messico è minacciato dalle semine di mais Ogm. Monsanto vorrebbe espandere qui le proprie coltivazioni di mais transgenico, ma i contadini si oppongono. Fino a questo momento in Messico le uniche coltivazioni geneticamente modificate ammesse ufficialmente sono state il cotone e la soia, come dimostra l’ultima mappa degli Ogm nel mondo.

Il mais è il simbolo del Messico. Qui troviamo il mais originario che rappresenta da secoli il fulcro della nutrizione e della cultura alimentare della popolazione di un intero Paese. Ora le mire economiche di Monsanto rischiano di mettere in pericolo le tradizioni e l’economia messicana.

La questione del mais Ogm in Messico è approdata in tribunale e pare che almeno per il momento il mais transgenico non verrà seminato. Ma i contadini temono la potenza delle multinazionali degli Ogm e del resto la partita non è ancora chiusa.

Secondo Victor Manuel Toledo Manzur, ricercatore presso l’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM), se i messicani perderanno il controllo sul mais, perderanno per sempre la loro identità.

A suo parere le grandi aziende delle sementi transgeniche costituiscono un pericolo per la salute, per l’alimentazione e a causa dell’inquinamento ambientale che provocano. Toledo lo ha spiegato alcune settimane fa in occasione della presentazione del libro “Le innovazioni, gli agricoltori e la sicurezza alimentare del mais”, che ha scritto in collaborazione con l’esperto di agriecologia Miguel Angel Damian Huato.

Nel suo discorso Toledo ha sottolineato che le multinazionali che come Monsanto intendono introdurre il mais transgenico in Messico utilizzano metodi di coltivazione e processi produttivi che avvelenano l’ambiente e gli ecosistemi. Purtroppo proprio queste multinazionali hanno ricevuto il sostegno del Governo messicano e del Segretariato all’agricoltura e all’ambiente, che dovrebbero invece occuparsi di preservare le risorse naturali e la cultura del Paese.

Toledo teme che Monsanto possa vincere le battaglie legali in corso in Messico per la semina del mais Ogm e che quindi nel Paese presto venga introdotta ufficialmente una nuova coltivazione transgenica.

Il libro appena pubblicato dagli esperti messicani vuole essere un contributo alla difesa del mais originario messicano contro l’impero del mais geneticamente modificato. Toledo ha sottolineato che il 60% del cibo consumato nel mondo viene prodotto dai piccoli agricoltori. A suo parere non è vero che l’agricoltura industriale, o peggio, transgenica, sia la soluzione alla fame nel mondo. Utilizzare grandi macchinari, pesticidi, prodotti agrochimici e Ogm non è una garanzia per sfamare la popolazione mondiale, soprattutto dal momento che la distribuzione delle risorse è ancora basata su una forte diseguaglianza.

La stessa FAO ha ormai riconosciuto che oltre la metà del cibo consumato da 7 miliardi di esseri umani nel mondo proviene dal lavoro dei piccoli agricoltori e dei contadini. È dunque necessario rivalutare l’importanza della produzione alimentare locale su piccola scala.

Il Messico rischia di perdere e di dimenticare le radici della propria storia, della propria cultura e la propria memoria legata ai sistemi agricoli tradizionali. Il mais coltivato in Messico è importantissimo per la società rurale, per l’alimentazione e per la biodiversità. Le coltivazioni transgeniche invece inneggiano alla monocultura, all’industrializzazione dell’agricoltura e all’utilizzo di prodotti agrochimici dannosi per la salute e per l’ambiente.

La speranza è che in Messico vinca il fronte della resistenza alle multinazionali degli Ogm che vorrebbero introdurre il mais geneticamente modificato nel Paese. Perché mai il Governo messicano dovrebbe favorire i profitti delle multinazionali Ogm anziché difendere le tradizioni e la cultura del proprio popolo?

Marta Albè

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