Quanto male può fare una pelliccia a un bambino? Lo rivela la nuova indagine sulle 'pellicce tossiche' la Lav. Si chiama "toxic fur 2" e rileva presenza di sostanze pericolose e possibili agenti cancerogeni in capi destinati a bambini di età inferiore ai 36 mesi dei marchi D&G, Blumarine Baby, Woolrich: cromo esavalente e formaldeide nelle bordature di pelliccia dei campioni analizzati
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Quanto male può fare una pelliccia a un bambino? Lo rivela la nuova indagine sulle ‘pellicce tossiche’ la Lav. Si chiama “toxic fur 2” e rileva presenza di sostanze pericolose e possibili agenti cancerogeni in capi destinati a bambini di età inferiore ai 36 mesi dei marchi D&G, Blumarine Baby, Woolrich: cromo esavalente e formaldeide nelle bordature di pelliccia dei campioni analizzati.
I rapporti di prova sono allarmanti: il cappottino D&G (bimba 36 mesi) è risultato contaminato dal famigerato CROMO VI (esavalente), oltre che un quantitativo elevato di Cromo III (trivalente) che può causare irritazioni; la giacca BLUMARINE BABY (bimba 36 mesi) presenta elevati valori di Cromo III (trivalente) cedibile da sudore e FORMALDEIDE; la giacca Woolrich (bimbo 24 mesi) oltre ad elevati valori di Cromo III (trivalente) cedibile da sudore e Formaldeide risulta contaminata anche da elevati valori di NONILFENOLO ETOSSILATO. Sono state rilevate anche altre sostanze chimiche, come alcuni Idrocarburi Policiclici Aromatici.
Questi capi d’abbigliamento sono stati reperiti tra ottobre e novembre di quest’anno, presso i tradizionali canali distributivi (negozi e e-commerce). Le componenti di pelliccia animale, presenti come bordature di questi articoli sono state sottoposte a test eco-tossicologici, con lo scopo di rilevare l’eventuale presenza residua di sostanze chimiche impiegate nelle fasi di concia e finissaggio delle pellicce.
Esattamente come per “Toxic Fur 1” e nonostante questa analisi abbia notevolmente contribuito a puntare i riflettori sulle pratiche produttive delle case di abbigliamento, anche con “Toxic Fur 2” la LAV ha trovato sostanze tossiche e cancerogene che, inevitabilmente, possono costituire seri pericoli per la salute di chi indossa questi capi, nella fattispecie bambini molto piccoli.
Secondo quanto emerge dai risultati di laboratorio, la commercializzazione sul territorio italiano dei prodotti di abbigliamento analizzati potrebbe essere inibita per il mancato rispetto del “Codice del Consumo” (Decreto Legislativo 206/05 – art. 103: definizione di prodotto sicuro), legato alla presenza di residui di sostanze potenzialmente pericolose.
“Ancora una volta la LAV ha dimostrato che le pellicce animali sono sofferenza sia per gli animali sia per l’ambiente e che possono essere dannose anche per chi le indossa – afferma Simone Pavesi, responsabile LAV Campagna Pellicce – La lavorazione delle pellicce prevede infatti l’impiego di sostanze chimiche classificate come tossiche e cancerogene e che, inevitabilmente, in alcuni casi possono essere presenti in forma residua anche nel prodotto finito immesso sul mercato e indossato da adulti e bambini, con diversi gradi di rischio per la salute. I consumatori possono limitare l’esposizione a queste sostanze pericolose evitando di indossare e acquistare per sé e i propri figli, prodotti contenenti anche piccole parti in pelliccia animale”.
Considerati questi preoccupanti risultati di laboratorio, la LAV sollecita il Ministero della Salute a:
- effettuare una valutazione della pericolosità per la salute dei consumatori (in questo caso bambini di età inferiore ai 36 mesi) in relazione all’uso dei prodotti testati;
- predisporre un divieto temporaneo cautelativo di esposizione nella rete di vendita dei prodotti in questione e promuovere specifici accertamenti su altri eventualmente ancora in vendita, ai sensi del Codice del Consumo (Decreto Legislativo 206/2005);
- vietare l’uso di pelliccia animale almeno nei prodotti – di abbigliamento e non – destinati ai minori, o comunque ai bambini.
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Roberta Ragni
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