Nucleare, incidente centrale di Marcoule: non c’è fuga radioattiva

L'incidente nucleare presso la centrale EDF di Marcoule (nei pressi di Avignone), avvenuto stamani intorno alle oe 11,45, è stato dichiarato chiuso alle ore 16,00 e non ci sarebbe alcun pericolo di fughe radioattive. A tranquillizzare tutti, l'auorità per la sicurezza nucleare francese che ha dichiarato finita l'emergenza, dovuta ad un'esplosione di un forno utilizzato per il riciclaggio di scorie a bassa radioattività .

L’incidente nucleare presso la centrale EDF di Marcoule (nei pressi di Avignone), avvenuto stamani intorno alle oe 11,45, è stato dichiarato chiuso alle ore 16,00 e non ci sarebbe alcun pericolo di fughe radioattive. A tranquillizzare tutti, l’auorità per la sicurezza nucleare francese che ha dichiarato finita l’emergenza, dovuta ad un’esplosione di un forno utilizzato per il riciclaggio di scorie a bassa radioattività .

Secondo le prime informazioni, si tratta di un’esplosione di una fornace per la fusione di scorie radioattive metalliche di attività debole e molto debole“: sono le parole dell’ ASN, l’autorità per la sicurezza nucleare francese, che conferma come l’indicente non abbia causato alcuna fuga raioattiva o chimica all’esterno dell’impianto. Secondo un portavoce di EDF, la cui filiale, la Socodei, gestisce il centro in cui è avvenuto l’incidente (Socodei), “é un incidente industriale, non è un incidente nucleare“. “In questo tipo di giorni ci sono due tipi di scorie: scorie metalliche e scorie combustibili come guanti o tute” . “L’incendio scattato dopo l’esplosione è sotto controllo“, aggiunge EDF.

L’impianto nucleare Centraco di Codolet (Marcoule), si trova nel sud della Francia, a non molta distanza dall’ Italia (solo 257 chilometri circa dalla città di Torino, 242 da Ventimiglia, 342 da Genova). EDF (di cui Cetraco è una filiale) ha subito precisato che si è trattato di un “incidente industriale” e non di un “incidente nucleare”. Tuttavia un dipendente della centrale è morto e ci sono altri 4 feriti, tra cui uno in modo grave.

Da Parigi anche il Governo ha confermato che non c’è stata fuga radioattiva e, di conseguenza, nessun bisogno di misure di isolamento o evacuazione né dei dipendenti né dei resienti inorno alla zona dell’esplosione. L’aria, assicurano dal Ministero degli Interni di Parigi, è comunque costantemente monitorata. E tuttavia, secondo quanto riportato dall’ Ansa, è attesa in queste ore la visita del Ministro dell’Ecologia Nathalie Kosciusko-Morizet, per partecipare a una riunione di “valutazione precisa di eventuali impatti radiologici dell’incidente“.

La centrale di Marcoule possiede 3 reattori UNGG (una versione francese del Magnox inglese) da 79 MW totali. È stata la prima centrale nucleare francese ed è strutturata con tre reattori UNGG da 79 MW totali. Nello stesso sito esiste anche un altro reattore da soli 2MW costruito nel 1955 e non utilizzato per la produzione di energia elettrica. Anche perché la centrale fa parte del più ampio sito nucleare di Marcoule, gestito da AREVA e dal CEA dove furono costruiti anche i reattori nucleari per uso militare destinati alla produzione della bomba atomica francese.

Anches gli esperti dell’Associazione Italiana Nucleare ci tengono a precisare che l’esplosione non riguarda una centrale nucleare , ma un impianto per il trattamento del combustibile nucleare sulla bas dell’osservazione che il sito di Marcoule comprende sia centrali sia impianti per il trattamento del combustibile. Considerando che l’incendio si è propagato in un forno e che impianti di questo tipo non si trovano nelle centrali, l’incidente, per gli esperti, è avvenuto in una struttura diversa da una centrale. I forni possono infatti essere utilizzati o negli impianti addetti alla preparazione del combustibile nucleare, oppure in quelli del il trattamento del combustibile utilizzato. Inoltre, sempre secondo gli esperti dell’Associazione Italiana Nucleare e dell’Enea, a Marcoule non ci sono reattori attivi e, pertanto, quello avvenuto oggi non può essere considerato un incidente nucleare, ma “un incidente di tipo convenzionale”. Le tre centrali costruite a Marcoule fra il 1955 e il 1960 sono dismesse da tempo. L’ultima è stata chiusa nel 1984. Dal 1970 il sito di Marcoule è utilizzato soprattutto a scopi di ricerca e per il trattamento sia del combustibile nucleare, sia dei materiali che sono venuti a contatto con ambienti contaminati, dalle tute usa-e-getta utilizzate dai tecnici ai metalli (compresi viti, bulloni e altre attrezzature).

Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile Nazionale, sempre secondo quanto riportato dall’Ansa, ha rassicurato per telefono l’assessore all’Ambiente della Regione Liguria, Renata Briano, precisando che “nella malaugurata circostanza che si possano verificare fughe radioattive, sarebbero comunque ridotte perché non fuoriuscite dal reattore della centrale”. “Attendiamo novità dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile – aggiunge l’assessore ligure, che sta seguendo l’evolversi della situazione in Francia – dove è già al lavoro l’unità di crisi con Ispra-Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale e Vigili del Fuoco“.

In Piemonte, intanto, la Protezione Civile é in allerta in seguito all’esplosione avvenuta nel sito nucleare francese di Marcoule. I tecnici dell’ARPA sono al lavoro con un monitoraggio costante, in grado di registrare l’ eventuale più piccola variazione di radioattività. “Al momento – rassicurano dalla Protezione Civile della Regione – non si segnala alcuno scostamento dai valori normali, ma in ogni caso non sarebbero possibili prima di 24-48 ore. Infatti i 257 chilometri di distanza da Torino al luogo dello scoppio – sottolineano gli esperti – in linea d’aria non equivalgono affatto ad analoga distanza su strada e, quindi, prima della mezzanotte di oggi non sarebbe comunque probabile già osservare delle variazioni. La situazione – osservano – è del tutto analoga a quella che si creò con la nube di ceneri del vulcano Grimsvoth, in Islanda. Ogni 10 minuti le sofisticate apparecchiature predisposte emetteranno le loro registrazioni e non è affatto detto che eventuali fughe radioattive si orientino verso il Piemonte o la Liguria e non in altre parti d’Italia o dell’Europa. Due i sistemi di monitoraggio in funzione: uno meteorologico, l’altro sul territorio. Il primo serve proprio per verificare se e come le correnti d’aria orienterebbero le eventuali particelle radioattive. Il secondo è capace di registrarne puntualmente la presenza in atmosfera o sul terreno.

E in un comunicato stampa anche il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ci tiene a tranquillizzare i cittadini: “le conseguenze dell’incidente nel sito nucleare francese di Marcoule sono costantemente monitorate dal Ministero dell’Ambiente attraverso l’Ispra e la rete delle Agenzie regionali dell’Ambiente oltre che dalla protezione civile. Le notizie che giungono dalla Francia relativamente ad eventuali contaminazioni radioattive sono al momento confortanti, ma vengono costantemente verificate con le rilevazioni effettuate nel nostro paese e con particolare riferimento alle regioni del nord-ovest, più vicine alla centrale.

Quanto accaduto oggi a pochi chilometri dai nostri confini conferma la forte esigenza che l’Italia renda operativa e autorevole l’Agenzia per la Sicurezza Nucleare – continua la Prestigiacomo – soggetto forte, capace di interlocuzione costante con le Agenzie Europee, dotata di competenze e professionalità adeguate e collegata alla rete di rilevamento nazionale. Il nucleare è una realtà in tutto il mondo occidentale – conclude il ministro – e l’Italia deve essere in grado, pur non avendo centrali sul proprio territorio, di sedere ai tavoli internazionali i cui si prendono le decisioni su questo delicato settore. L’Agenzia è la riposta all’esigenza di sicurezza di tutti i cittadini.

Di tutt’altra opinione Legambiente che, con una nota, commenta, invece così l’incidente: “Quanto sta accadendo in queste ore nel sud della Francia, con l’esplosione di un impianto di trattamento di scorie nucleari a Marcoule, dimostra ancora una volta che la filiera nucleare non è né trasparente né sicura – ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente – e ci conferma la lungimiranza dei cittadini italiani.

L’Unione Europea deve uscire dal nucleare come hanno già deciso Germania e Svizzera, anche perché oggi le fonti rinnovabili rappresentano una valida alternativa. Con l’incidente francese si pone ancora una volta il problema dello smantellamento degli impianti e dello smaltimento dei rifiuti radioattivi, entrambi devono avvenire in maniera trasparente nei confronti del territorio e informando la gente“.

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