Bandiere blu 2010: tutte le polemiche e le perplessità

Quanto possono considerarsi validi i criteri con cui la Fee assegna le bandiere blu visto che molte delle località premiate risultano anche inadempienti dal punto di vista delle acque reflue?

Nei giorni scorsi sono state assegnate le bandiere blu 2010, l’ambito riconoscimento che la Federazione per l’educazione ambientale (Fee) conferisce ogni anno a quelle spiagge che, oltre a garantire un mare pulito, possono vantare qualità dei servizi, sicurezza, accessibilità, ma anche aree verdi, piste ciclabili e soprattutto educazione ambientale e raccolta differenziata.

Sono, infatti, questi alcuni dei criteri che hanno fatto decretare le migliori spiagge italiane della prossima stagione estiva ormai alle porte e fregiare dell’ambito vessillo blu i 117 comuni italiani in cui sono presenti le 231 località in cui sventoleranno le bandiere della Fee.

Criteri oggettivi che prendono in considerazione diversi aspetti ma che non fanno esulare da dubbi e perplessità circa la validità delle “cinque stelle” assegnate. E così anche quest’anno è pioggia di polemiche determinate soprattutto dal vedere primeggiare Regioni come la Liguria, in testa alla classifica con 17 località, ma anche in testa alla lista dei comuni deferiti dalla Corte di Giustizia europea per inadempienze ambientali. Di contro, fa altrettanto strano constatare come la Sardegna, che di spiagge da cartolina ne ha la costa piena, continui ad essere il fanalino di coda, con appena due località premiate.

Già all’indomani della pubblicazione di tutte le bandiere blu assegnate dalla Fee arriva la lettera di Primo Mastantoni, segretario Aduc che fa notare come proprio in Liguria ben 19 Comuni siano stati deferiti per violazione della direttiva 91/271/CEE sulle acque reflue (inquinate). Tra questi “c’e’ un caso interessante che riguarda Finale Ligure, che ha contestualmente la bandiera blu e l’accusa per inadempienza alla predisposizione di sistemi adeguati per il convogliamento e il trattamento delle acque urbane. Come la mettiamo?”, si domanda Mastrantoni.

Ed effettivamente, incrociando i dati tra le località premiate e l’elenco dei 178 comuni inadempienti in cui, quindi la depurazione degli scarichi fognari non viene effettuata correttamente, reso noto nei giorni scorsi proprio dall’Aduc, è possibile ritrovare ben 6 Comuni e cinque approdi turistici considerati dalla Fee “a 5 stelle”. Oltre alla già citata Finale Ligure, compaiono anche Massa Lubrense (Campania), Pozzallo, Ragusa e Menfi (Sicilia), Piombino e Follonica (Toscana). Tra gli approdi turistici a bandiera blu che risultano non in regola con le acque reflue troviamo, invece, Porto di Sole e Imperia Mare (Liguria), Marina di Capri (Campania), Marina Hannibal (Monfalcone, Trieste) e Lega Navale Italiana (Friuli Venezia Giulia).

Non si tratta solo di un puntiglio burocratico, ma anche ed essenzialmente di salute pubblica – scrive l’associazione che tra l’altro ha anche pubblicato un’eloquente vignetta che vedete qui in basso – Le acque reflue non trattate possono essere contaminate da batteri e virus dannosi, contengono quantità notevoli di nutrienti come l’azoto e il fosforo che possono contaminare le acque dolci e l’ambiente marino favorendo la crescita eccessiva di alghe che soffocano le altre forme di vita (eutrofizzazione)”.

vignetta_Aduc_acque_reflue_bandiere_blu

E sui criteri di valutazione utilizzati dalla Fee si scaglia anche un’altra associazione dei consumtori, l’Adoc per la quale attraverso questi parametri “vengono danneggiate Regioni, come la Basilicata e il Molise, che hanno un mare migliore di quello delle Regioni assegnatarie“. “È grave che la valutazione e l’assegnazione della Bandiere Blu non rispondano a criteri oggettivi, nonostante i dubbi e le perplessità espresse in passato anche dai Sindaci delle località coinvolte nella valutazionecommenta il presidente dell’associazione Carlo Pileri. – Bisogna prestare attenzione a questi meccanismi perché influenzano sia le scelte dei tour operator che dei turisti, italiani e stranieri, e rischiano di penalizzare l’economia turistica di alcune Regioni, come ad esempio la Basilicata, il Molise e la Sardegna, i cui mari sono fantastici, vere perle del Mediterraneo, pur possedendo insieme solo 4 bandierine blu. Per porre fine a questo stillicidio delle sedicenti Bandiere Blu, chiediamo che venga realizzato un Istituto, al cui interno siano presenti rappresentanti delle Associazioni dei consumatori, dell’Anci e delle Associazioni ambientaliste, che abbia il compito di valutare oggettivamente le condizioni del mare e delle località italiane.”

La classifica delle migliori spiagge italiane stilata dalla Fondazione per l’educazione ambientale viene messa in discussione anche da Legambiente. In particolare Sebastiano Venneri, vice presidente nazionale dell’associazione del Cigno, è perplesso sulla metodologia: “Ci sono secondo me due pietre di inciampo sulla vicenda delle Bandiere Blu: una è rappresentata dal fatto che si tratta di autocandidature: quindi non viene passato in rassegna l’intero territorio nazionale, ma solo le località che rispondono al questionario mandato dalla Fee”. ”C’e’ poi un secondo problema ancora più grave: per entrare nel novero delle località candidate della Fee bisogna effettuare almeno due prelievi al mese sulle acque di balneazione; c’è però una legge italiana che permette alle località più pulite (quelle che per due anni non hanno fatto registrare valori di inquinamento significativi) di effettuare un solo prelievo al mese. E sono tante località, per un totale di circa 2.000 chilometri di costa italiana. Sono i chilometri di costa più puliti, che usufruiscono di questa legge (che permette anche di risparmiare quattrini, dato che i prelievi costano), a non poter accedere al riconoscimento della Bandiera Blu. È un paradosso, nel senso che le migliori località dal punto di vista della qualità delle acque poi non possono ottenere la Bandiera Blu dalla Fee perché effettuano un solo prelievo, come prevede la legge, e non due, come vorrebbe la Fee”.

BandiereNereAnzio

Sarà forse per questo che località premiate con le bandiere blu figurano contemporaneamente tra le bandiere nere assegnate da Legambiente. Caso emblematico di quest’anno è Anzio entrato a pieno diritto nelle spiagge “a cinque stelle” ma candidato a ricevere anche il “vessillo da pirata del mare” come pure Fossacesia e San Salvo in Abruzzo.

Bandiere blu, bandiere nere, una dicotomia che forse potrà essere risolta dalle bandiere colorate ossia dalla nuova classificazione voluta dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo (in attuazione di un regolamento europeo) per “dare i voti” alle coste italiane che a differenza delel precedenti si concentrerà sulla balneazione e la qualità dell’acqua.

E così ogni litorale italiano entro il 2015 dovrà esporre a tutti la sua pagella che si concretizzerà nel colore di una bandiera: blu per l’acqua “eccellente” e a quattro stelle, verde per “buono” con acqua a 3 stelle, giallo per “sufficiente” e acqua a 2 stelle, rosso per “scarso” con una sola stella. Dopo di che scatta il divieto di balneazione.

I “voti” verranno dati a seguito di 16 rigorose analisi ripetute nel tempo e i comuni dovranno rendere accessibili a tutti i risultati pubblicando le tabelle su internet, ma soprattutto dovranno impegnarsi a farsi carico, in caso di giudizio negativo, di misure per eliminare le cause che lo hanno determinato in quanto nel caso in cui il divieto di balneazione dovesse ripetersi per più di 5 anni, quella località diventerebbe permanentemente interdetta ai bagnanti.

Attraverso questo tipo di valutazione forse riusciremo finalmente a capire dove vale la pena andare a fare il bagno e probabilmente come ha scritto anche Lubrano: “finirà la contrapposizione paradossale tra i litorali ligure e romagnolo e quelli della Sardegna. Qui le attrezzature balneari sono ancora scarse ma il mare è in prevalenza eccellente; lì la semplice osservazione delle acque suscita dubbi mentre l’organizzazione è esemplare. Un po’ di verità non fa male in un Paese che non ama la verità“.

Simona Falasca

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