Una scala a pioli, una vecchia persiana, una t-shirt rimasta in fondo ad un cassetto, una sedia inutilizzata, un libro non più particolarmente interessante o attuale. Siamo veramente certi che ognuno di questi oggetti sia solamente ciò che sembra? In tal caso, una volta concluso il proprio ciclo di vita, ognuno di essi si trasformerà, suo malgrado, in un rifiuto.
Una scala a pioli, una vecchia persiana, una t-shirt rimasta in fondo ad un cassetto, una sedia inutilizzata, un libro non più particolarmente interessante o attuale. Siamo veramente certi che ognuno di questi oggetti sia solamente ciò che sembra? In tal caso, una volta concluso il proprio ciclo di vita, ognuno di essi si trasformerà, suo malgrado, in un rifiuto.
Per evitare che ciò avvenga, è possibile intervenire con creatività ed immaginazione, al fine di trasformare ognuno degli oggetti di cui sopra, e non solo, in qualcosa di completamente nuovo ed utile. Come? A rendere note a tutti noi le numerose possibilità da porre in essere per trasformare le cose, fornendo un vero e proprio catalogo degli “oggetti mutanti”, ha pensato Elisa Nicoli, autrice del manuale sull’upcycling (il riciclo creativo, ma con una marcia in più) “Questo libro è un abat jour” (Ponte Alle Grazie – Altreconomia Edizioni, 2012).
Il volume presenta una serie interessante di istruzioni pratiche da seguire passo dopo passo per regalare nuova vita a quegli oggetti di uso comune che, pur essendo spesso ancora completamente integri ed utilizzabili, ci appaiono ormai come diventati inutili. Elisa Nicoli ci insegna a non sbarazzarcene, per non contribuire all’incremento del continuo accumulo di rifiuti che sembra inevitabile nella nostra quotidianità, e come reinventarli in poco tempo, spesso osservandoli semplicemente da una prospettiva diversa.
Grazie a fantasia, creatività ed al “fil rouge” delle proposte contenute in “Questo libro è un abat jour”, potremmo renderci conto di avere già a nostra disposizione un numero di oggetti, al momento dimenticati, tanto abbondante da poterci permettere di utilizzarli per l’arredamento di una nuova stanza o per effettuare delle trasformazioni creative ed ottenere nuove creazioni da regalare a chi potrebbe averne bisogno.
Di upcycling abbiamo parlato direttamente con l’autrice del libro. Ecco la nostra intervista a Elisa Nicoli.
1) Quale definizione daresti per il termine inglese “upcycling”, dato che l’italiano non ci permette di tradurlo con un’ unica parola?
Ho scelto di usare un termine inglese per definire il contenuto del mio libro, perché riuso o riciclo creativo sono due espressioni che associo sempre ad un reimpiego degli scarti non necessariamente con uno scopo utilitaristico. Upcycling è una trasformazione di ciò che andrebbe buttato in qualcosa di utile. Non sempre probabilmente è una parola usata con questa accezione, ma è questa che le voglio dare.
2) Qual è la prima regola da seguire quando ci si avvicina al riciclo creativo?
Liberare la propria mente dai vincoli immaginativi, da quello che la psicologia cognitiva chiama “fissità funzionale”. Prendiamo gli oggetti, giriamoli, capovolgiamoli, posizioniamoli diversamente. E poi vediamo che cosa ci raccontano, che cosa ci suggeriscono.
3) Come è nata l’idea di scrivere “Questo libro è un abat jour”? Ti è stata ispirata da un progetto in particolare?
È una cosa che racconto sempre… l’idea è nata da un paio di guanti bucati da cucina, che mia mamma stava tagliuzzando a striscioline. Da anni lei si fa gli elastici così. Li ho portati dal direttore del mensile Altreconomia e l’ho velocemente convinto che l’idea di un libro su come riutilizzare gli oggetti fosse da sviluppare.
4) Tra i tuoi esperimenti di upcycling, quale considereresti il più riuscito e quali tra gli esempi presenti nel libro ritieni possano essere alla portata di tutti?
I progetti alla portata di tutti credo possano essere quelli contrassegnati con un unico dado (che indica il primo di quattro livelli di difficoltà). In realtà all’interno del libro ho selezionato tantissimi progetti che tutti, anche con una minima capacità manuale, possono realizzare. Vorrei che l’upcycling fosse davvero un modo “nuovo” di pensare, alla portata di chiunque. Mettere assieme un gruppo di tappi di sughero e stringerli in una fascetta stringitubi è molto semplice, come è semplice trasformare una t-shirt in una borsa. Assolutamente banale è riutilizzare un frigo rotto come credenza.
Il più riuscito? Mi dà moltissime soddisfazioni l’asciuga bottiglie, ricavato da vecchie forchette e da un pezzo di legno di recupero. Non buttando mai via nulla e bevendo solo acqua dal rubinetto, è sempre pieno di cose a testa in giù da asciugare. E ho risolto un problema che avevo.
5) Ti sposti per l’Italia proponendo laboratori di autoproduzione di cosmetici e detersivi. Pensi che potrai dedicare spazio anche al riciclo creativo nei tuoi corsi? Quali saranno i prossimi appuntamenti con i tuoi laboratori di “ecologia domestica”?
Sono anni ormai che tengo corsi di saponificazione, cosmetici e detersivi. Ora dovrei strutturare un nuovo laboratorio sull’upcycling, ma ci sono tantissime persone che già li tengono (e alcune sono indicate sul mio libro), quindi non vorrei togliere spazio a nessuno. Proposte sono già arrivate, alcune anche molto allettanti, ma al momento sono embrionali, quindi non ne parlo ancora.
Per i laboratori di “ecologia domestica” ne dovrei fare uno a Bolzano, presso il Manu a metà ottobre, poi sto contrattando per una data dalle parti di Correggio (RE), a fine novembre dovrei essere a Casalmaggiore (CR) grazie al GASalasco e poi spero in autunno inoltrato anche al MET di Genova (http://www.manifatturaetica.it/met/index.php). A breve le date.
Marta Albè