Zappata Romana: orti e giardini condivisi della capitale. Intervista ai promotori, Luca D’Eusebio e Silvia Cioli

Dal 2010 un sito internet contribuisce a diffondere e a promuovere l’esperienza degli orti e dei giardini condivisi, proponendo sia la mappatura di quelli già presenti a Roma, sia chiarimenti e istruzioni rivolte ai volenterosi che desiderassero intraprendere questo percorso di “riappropriazione del territorio”. Stiamo parlando di Zappata Romana: per conoscerne meglio caratteristiche, obiettivi e attività abbiamo sentito i promotori, Luca D’Eusebio e Silvia Cioli.

Un’esperienza di socialità e di collaborazione che sta gradualmente diffondendosi anche nelle nostre città: ecco cosa sono gli orti e giardini condivisi, degli appezzamenti di terreno spesso lasciati incolti e abbandonati per anni, che riprendono vita e tornano ad essere produttivi e rigogliosi grazie all’iniziativa spontanea dei cittadini.

A differenza dei “tradizionali” giardini pubblici, gli orti e giardini condivisi vedono i cittadini protagonisti in prima persona: non solo nella veste di fruitori ma, soprattutto, in quella di creatori e di gestori. Il comune denominatore di queste iniziative è pertanto il loro indubbio valore sociale, che si concretizza nellacreazione autogestita di un nuovo spazio pubblico aperto a tutti, con il risultato di far entrare le persone in contatto tra loro e di favorire la collaborazione, il dialogo, lo sviluppo di attività all’aperto e il perseguimento di obiettivi condivisi. Nella realtà spesso dispersiva e anonima di una grande città, dove capita di conoscersi appena pur abitando a pochi metri gli uni dagli altri, non si tratta di un fatto di poco conto. Tanto più che la condivisione di uno spazio verde permette di (ri)scoprire pratiche ambientali ed economiche improntate alla sostenibilità e al rispetto della natura.

Dal 2010 un sito internet contribuisce a diffondere e a promuovere l’esperienza degli orti e dei giardini condivisi, proponendo sia la mappatura di quelli già presenti a Roma, sia chiarimenti e istruzioni rivolte ai volenterosi che desiderassero intraprendere questo percorso di “riappropriazione del territorio”. Stiamo parlando di Zappata Romana: per conoscerne meglio caratteristiche, obiettivi e attività abbiamo sentito i promotori, Luca D’Eusebio e Silvia Cioli.

Come nasce l’esperienza di Zappata Romana?

Zappata Romana è nata nel novembre 2010 a seguito di un processo di progettazione partecipata di un parco alla periferia di Roma, quando i cittadini hanno espresso la volontà di gestire direttamente l’area: “potete realizzare il progetto più bello del mondo” – ci hanno detto – “ma tra un anno saremo da capo, con un parco senza manutenzione. A Roma non viene fatta manutenzione. L’unico modo per poter avere un parco è gestirlo direttamente”. Consci che la prassi del “community garden” è diffusa in tutta Europa e nel Nord America, ci siamo incuriositi e abbiamo indagato per sapere se esistevano già esperienze di questo tipo anche a Roma. Ne abbiamo scoperte 40 e abbiamo pensato che era un peccato tenere queste informazioni per noi, farne solo un articolo o qualcosa di simile. Abbiamo deciso che era il caso di far sapere che anche nella sonnacchiosa Roma i cittadini si rimboccano le maniche e danno vita, senza fare tanto clamore, ad aree pubbliche che gestiscono direttamente e che offrono alla comunità come spazio sociale aperto a tutti. C’è chi prende spunto dall’orto o giardino condiviso per lavorare con i disabili, chi per reinserire lavoratori in mobilità, chi per l’autoproduzione o l’educazione ambientale, chi per instaurare un presidio contro la speculazione edilizia, chi per creare un’oasi di relax, per decoro o semplicemente per coltivare. Così è nata l’esperienza di Zappata Romana, con una mappa online interattiva che censisce a Roma le aree verdi condivise, gestite direttamente dai cittadini: orti, giardini, guerrilla garden. Per ognuna delle realtà censite, vengono inserite una foto, una descrizione e un link.

Come funziona, in concreto, l’iniziativa?

Da novembre 2010 ad oggi sono stati fatti diversi aggiornamenti della mappa. Attualmente siamo ad oltre 70 aree, in cui stimiamo siano coinvolti un centinaio di associazioni e un migliaio di cittadini. La mappa online ha suscitato la curiosità di molti (abbiamo registrato oltre 50 mila visite), in particolare dei gestori degli stessi orti e giardini condivisi, che hanno iniziato a incontrarsi, conoscersi tra loro e dare vita ad uno scambio di informazioni. È nata così l’idea di costruirvi intorno un progetto, per sostenere e diffondere queste pratiche: il sito Zappata Romana offre al suo interno molte risorse in questo senso.

Puntate alla creazione di un network dei giardini ed orti condivisi romani?

In aggiunta alle iniziative online (accanto al sito, è attivo anche il profilo Facebook di Zappata Romana), abbiamo deciso di lavorare sull’incontro fisico (e non solo virtuale) delle diverse realtà. In occasione del Roma Skill Share, organizzato dal CSOA La Torre e che si è svolto nel maggio 2011 su ispirazione della omonima iniziativa di Boston, attraverso un workshop curato da Zappata Romana molte delle realtà mappate, e non solo, sono riuscite ad incontrarsi. È stata la prima occasione concreta di incontro fra molti degli orti e giardini che avevamo conosciuto attraverso la mappa. La forte partecipazione, al di sopra delle aspettative, ha reso evidente l’interesse sia da parte delle realtà mappate, desiderose di uno scambio di esperienze e condivisione di problemi e soluzioni, sia da parte di chi ancora non è attivo in prima persona ma sente il bisogno di iniziare.

Da qui sono nati diversi spunti, tra cui quello di avviare una rete dei diversi orti e giardini romani (un progetto che è oggi in corso di costituzione) e l’idea di redigere un manuale su come avviare un orto o un giardino condiviso. Il manuale è stato poi redatto sulla base degli incontri avvenuti durante la stesura e l’aggiornamento della mappa e dei racconti delle esperienze degli orti e dei giardini condivisi che abbiamo raccolto in quelle occasioni.

zappata_romana_mappa

Quanto è importante e difficile in una realtà come Roma recuperare una dimensione di socialità e di collaborazione attraverso la condivisione di orti e giardini?

L’iniziativa Orto Errante, che abbiamo recentemente realizzato negli spazi antistanti la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, è un esempio in questo senso, in quanto ha posto l’attenzione sulla necessità di immaginare una nuova modalità di rapporti sociali e di nuove forme di relazione tra città e natura.Zappata Romana, contattata dall’Accampata per la realizzazione di un orto invernalepresso le tende sorte davanti a Santa Croce all’indomani della manifestazione del 15 ottobre, ha chiamato a raccolta le persone che si prendono cura dei tanti orti e giardini condivisi della città. La risposta è stata sorprendente: più di 20 gruppi hanno aderito e sono venuti all’appuntamento. L’idea era che Zappata avrebbe portato i “contenitori” (cassette in legno da mercato ortofrutticolo prima dipinte e poi riempite con sacchi di iuta riciclati e cartellini a memoria dei diversi contributi) e gli orti e giardini condivisi avrebbero portato il terriccio vegetale e le piantine. Realizzato in un solo pomeriggio con l’entusiasmo dei partecipanti, l’orto invernale di piazza Santa Croce in Gerusalemme ha visto anche il contributo dei passanti.

Lo scopo dell’orto non è limitato alla coltivazione e alla produzione e non ha esclusivamente un valore “nutrizionale”, ma ha anche una forte valenza simbolica per la comunità urbana, promuovendo l’incontro fra persone, sottolineando l’importanza della terra e della natura e, non ultimo, aiutando i ragazzi dell’Accampata, che non sempre godono di un’immagine positiva sui media. Un gesto di solidarietà, un atto simbolico e un’occasione di incontro che ha visto in prima linea tutte quelle realtà di cittadini che, rimboccandosi le maniche, in centro come in periferia, hanno strappato un’area abbandonata o un parco all’incuria, per restituirlo alla comunità.

Avete particolari progetti per il futuro di Zappata Romana?

Sogniamo una città diversa, pubblica piuttosto che privata, con nuove relazioni tra paesaggio costruito e naturale, tra edifici e risorse paesaggistiche e storiche, tra spazi ed abitanti. In questa chiave, gli orti e i giardini possono essere pionieri dei cantieri di innovazione per lo sviluppo di pratiche ambientali, economiche e sociali che non siano limitate ai parchi in abbandono, ma si estendano anche alle aree agricole abbandonate, ai cortili e ai tetti, che possono diventare nuove occasioni per aree verdi, per orti e per la socialità.

Basterebbe poco: regole chiare e il sostegno delle amministrazioni coordinate tra loro, perché la voglia di rimboccarsi le maniche e di sperimentare da parte dei cittadini c’è già, come sta dimostrando l’esperienza di Zappata Romana.

Per informazioni sull’iniziativa, visitate il sito www.zappataromana.net

Lisa Vagnozzi

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