Scie chimiche: la guida

Perché parlare di scie chimiche - dicono - significa credere negli Ufo, essere un convinto dietrologista affamato di Voyager e Misteri. O, più semplicemente, essere pazzi.

Contrails, chemtrails, controllo climatico. Tre parole per sintetizzare una domanda, alla quale, forse, nessuno darà mai una risposta. Tre parole intrecciate in un dibattito che prosegue da decenni, coinvolgendo la comunità internazionale. Riportato nelle aule del Congresso americano, trascritto in lettere destinate al Quirinale, convocato da chi, per amor di patria, è convinto che vi sia qualcuno capace di costruire la realtà, senza citar menzogne. È nel silenzio delle autorità ufficiali, infatti, che spesso si cela la voglia di giustizia. Quando l’irlandese George Bernard Shaw scriveva che “tutte le grandi verità cominciano come bestemmie” non voleva offendere la Bibbia, ma ricordare che spesso l’umiltà ha la forza dell’indifferenza pubblica, in cui si perde qualsiasi dilemma. Perché parlare di scie chimiche – dicono – significa credere negli Ufo, essere un convinto dietrologista affamato di Voyager e Misteri. O, più semplicemente, essere pazzi.

L’A-B-C. Osservando il cielo e vedendo una scia bianca si pensa subito ad una normale scia che segna il passaggio di un aereo di linea. Le forme sono varie, tanto che è possibile suddividerle per tipologia: lunghe, corte, che si espandono, che non si espandono, a “trattini”, a “fusillo”, a “filamenti”, poco persistenti, molto persistenti. Il rapido cambiamento delle condizioni atmosferiche fa si che una scia si dissolva in pochi minuti seguendo le leggi della Fisica. Spesso, però, diverse scie permangono nel cielo, dilatandosi ed espandendosi a dismisura. La prima domanda è: com’è possibile che una scia di condensazione possa mantenersi tanto a lungo (perfino giorni) nell’atmosfera senza tornare allo stato liquido e disperdersi nell’aria? A porsela è chi è convinto che non si tratti di semplici scie di condensazione, in inglese “contrails” (abbreviazione di “condensation trail”), ma di scie chimiche, “chemtrails” (da “chemical trails”), irrorate da velivoli speciali con un obiettivo ben preciso, legato presumibilmente a scopi militari e capitalistici.

Temperatura, umidità, quota. Step by Step, è la Nasa, prima di tutti e indirettamente, a valorizzare i dubbi sul fenomeno e sul fatto che non si tratti di normali scie di condensazione. In un vecchio documento pubblicato dall’agenzia spaziale americana si legge infatti che “le scie di condensazione si dissipano mediamente in una cinquantina di secondi, o al massimo qualche minuto“. Formate dal vapore acqueo e gas di scarico immessi nell’atmosfera fredda dai motori caldi degli aerei, si registrano infatti solo in specifiche condizioni atmosferiche: temperatura inferiore a -40 °C, umidità relativa non inferiore al 70%, quota di almeno 8000 metri. “Una scia di condensazione – continua la Nasa – consiste fondamentalmente di vapore acqueo (immesso nell’atmosfera dagli scarichi caldi di un motore) in quantità sufficiente a saturare, una volta a contatto con l’aria fredda d’alta quota, e condensarsi momentaneamente in cristalli di ghiaccio o goccioline d’acqua. Di norma le scie di condensazione si formano soltanto dagli 8.000 metri in su, con temperature inferiori ai -40 °C ed umidità relative non inferiori al 70%“. Ma allora di cosa si tratta? Qual è la natura di queste ragnatele bianche in cielo che nel corso degli anni sono aumentate a dismisura?

Scie chimiche e metalli pesanti

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Chi parla di scie chimiche lo fa con preoccupazione, denunciando che possano contenere sostanze nocive all’uomo. Ricercatori, scienziati e singoli cittadini hanno effettuato delle analisi chimiche del terreno, polveri e acqua nelle zone sottostanti spazi aerei irrorati con le scie. Le analisi più accreditate a livello mondiale accertano la presenza e l’alta concentrazione di sostanze chimiche quali sali di bario, ossido di alluminio, calcio, potassio, magnesio, torio, quarzo. Le prime analisi, in ordine di tempo, sono state effettuate nel 1998 in Canada, quando gli abitanti di Espanola cominciarono ad accusare problemi di salute come letargia, forti dolori alle giunture, perdita di memoria a breve termine, disturbi alle vie respiratorie, sintomi da depressione o simili a quelli influenzali. Dalle analisi chimiche di campioni di acqua e neve risultò una quantità di particolato di alluminio 20 volte superiore al limite indicato per l’acqua potabile. In seguito ad analisi effettuate ad Edmonton, risultò che la conduttività del campione di terra analizzato era 7 volte superiore alla norma e questo a causa della percentuale altissima di bario e alluminio. Fra le sostanze rinvenute in diverse zone saturate dalle scie, si riscontrano oltre ad alluminio e bario anche titanio, bromuro e batteri che normalmente vivono negli alti strati dell’atmosfera e che inglobati da questi aerosol chimici sono trasportati a terra, con inimmaginabili conseguenze sulla salute dell’uomo.

Controllo climatico

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Ma perché i governi nazionali dovrebbero irrorare scie chimiche nei cieli? A quale scopo? Le ipotesi, in tal senso, sono due, e correlate. Si tratta – va sottolineato – di mere ipotesi considerando che, ad oggi, non vi è stato aclun riconoscimento del fenomeno da parte delle autorità ufficiali, secondo cui si trattaerebbe di regolari scie di condensazione. In primis, i “credenti”, o “complottisti” nella versione dei debunkers, trovano un legame tra le scie chimiche e il controllo del clima terrestre a fini economici e capitalistici. Il ragionamento segue un filo logico: “Se ci stessero facendo del bene – dicono – ce lo direbbero. Se invece declinano il dibattito sulla natura delle scie vuol dire che dobbiamo preoccuparci“. D’altronde, nell’eventualità si trattasse davvero di scie chimiche, è da considerare che per rilasciarle ad alte quote andrebbero impiegati dei velivoli speciali, con un susseguente e costoso investimento di mezzi e di risorse. Quale governo nazionale spenderebbe tanto senza avere un tornaconto? Ecco perché – pensano in molti – irrorare scie chimiche ha un costo, ma deve avere anche un guadagno. E certamente superiore alla spesa.

Il fenomeno sostanzialmente viene associato alla tecnica già nota di cloud seeding (inseminazione delle nubi), che consiste nello spargere ioduro d’argento nelle nuvole per stimolare le precipitazioni piovose. Il controllo climatico, infatti, seppur lontano dal pubblico dominio, è cosa nota nelle aule internazionali di ricerca. In pratica, ogni volta che c’è una nuvola in cielo con determinate caratteristiche (umidità, temperatura, quota), un aereo bimotore attrezzato con un semplicissimo diffusore si alza, raggiunge la base della nuvola e inizia la semina. Miliardi di granelli di “polvere” vengono catturati dai moti convettivi dell’aria che li portano in alto, nel mezzo della nuvola. Dove la costringono a cedere una quantità maggiore di acqua rispetto a quella che avrebbe ceduto in condizioni naturali. Ovviamente, è possibile anche operare al contrario, evitando che una data area venga investita da forti precipitazioni.

Ma perché uno Stato, una lobby o qualsiasi altro ente internazionale sentirebbe mai il bisogno di controllare il clima? di cambiarlo a proprio piacimento a quale scopo? Perché dovrebbe spedire velivoli speciali per irrorare il cielo di scie chimiche e simulare una sorta di inseminazione artificiale delle nubi? A questo perché, naturalmente, nessuno sa dare una risposta. Ma chi due conti se li è fatti, mettendoci in mezzo la Fisica, la Chimica, le denunce della città canadese di Espanola ed un’ampissima documentazione, avanza delle ipotesi generiche per sommatoria degli eventi. In che modo, ad esempio, le alluvioni in Thailandia potrebbero riempire le tasche dei governi occidentali? Chi parteciperebbe alla ricostruzione infrastrutturale e sociale di una capitale come Bangkok? Solo ipotesi, lanciate con azzardo e, al contempo, meticolosità intellettiva. Perché coloro che vengono chiamati mistificatori, in realtà, sono spesso semplici persone umane con una domanda, ma senza una risposta. E documentano la propria “sfrontatezza” con certificati validi e ufficiali, redatti nel corso dell’ultimo secolo di storia.

Le prime sperimentazioni di modificazione climatica, infatti, risalgono al 1946 ottenendo dei risultati soddisfacenti per l’epoca. Da allora la ricerca in questo campo non si è mai arrestata ed è stata senza dubbio favorita dal notevole sviluppo tecnologico. Insomma, modificare il clima è possibile: già dalla metà del secolo scorso sono in atto progetti che utilizzano aerei appositamente modificati per spargere nell’aria sostanze chimiche quali anidride carbonica (ghiaccio secco), ioduro d’argento e azoto liquido Sia in Italia che all’estero sono state effettuate analisi chimiche che hanno rilevato concentrazioni elevate di bario ed alluminio, sia in campioni di vegetazione che in tessuti organici umani. C’è il forte sospetto, dunque, che queste sostanze provengano dalle scie chimiche e che queste ultime siano utilizzate per operazioni di modifica climatica.

Prove e testimonianze

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Molti brevetti pubblicati da fonti qualificate confermano queste tesi. Il progetto “Stratospheric Welsbach seeding for reduction of global warming” descrive come riflettere i raggi solari tramite aerosol (composti da ossido di alluminio e ossido di torio) irrorati in atmosfera; il “Policy Implications of Greenhouse Warming: Mitigation, Adaptation, and the Science Base” propone tecniche di irrorazione di polveri nella bassa stratosfera tramite appositi aerei per riflettere la luce solare. La relazione di Crutzen “Albedo Enhancement by Stratospheric Sulfur Injections: A Contribution to Resolve A Policy Dilemma?” suggerisce di immettere nell’atmosfera un composto a base di zolfo, irrorarto da aeroplani o razzi sparati da terra.

Perfino nel 1890 il Congresso degli Stati Uniti già finanziava un esperimento per provocare la pioggia. Il 13 novembre 1946 il gruppo Schaefer vola con un aereo nel cielo di Pittsfield, in Massachusetts, spargendo un chilo e mezzo di ghiaccio secco tritato finemente all’interno di uno strato nuvoloso sopraffuso. Nel giro di pochi minuti le goccioline sottoraffeddate si condensano e si trasformano in fiocchi di neve. Il 18 maggio 1977 l’ONU vieta qualsiasi tipo di azione bellica climatologica. Viene stipulata a Ginevra la convenzione ENMOD (ENviromneental MODification), “Convenzione multilaterale sulla proibizione dell’uso di armi ambientali e di tecnologie di modificazione ambientale per scopi militari, bellici o qualsiasi altro scopo ostile“. Nel 1992 inizia la prima fase della costruzione di HAARP.

Nel ’95 per la ricorrenza del cinquantesimo anniversario della vittoria della Seconda guerra mondiale, il sindaco di Mosca, Yuri Luzhkhov, fa ricorso per la prima volta all’inseminazione delle nubi al fine di evitare la pioggia durante i festeggiamenti. Nel 1996, in Canada e in USA si verificano i primi avvistamenti di “scie anomale”. Oggi, secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, 26 governi hanno condotto esperimenti di alterazione del clima nel 2000. Negli anni 2003-2004, 16 governi hanno ammesso di aver compiuto questo tipo di attività. Gli scopi bellici non vengono mai scartati, ma i governi dichiarano altri obiettivi. Tra queste nazioni, con Cina, Russia, Israele e Stati Uniti, è presente anche l’Italia.

La prima volta che il termine “chemtrails” è apparso su un documento ufficiale, infine, è stato nel 2001, nel programma di disarmo presentato al senato americano col nome di Space Preservation Act 2001. Le chemtrails vengono nominate nella sezione riguardante le “armi esotiche” ma questo documento non viene approvato. L’anno successivo viene approvato lo Space Preservaction Act 2002: il capitolo riguardante le “exotic weapons”, e quindi la voce sulle chemtrails, non compare.

Progetto H.a.a.r.p e scopi militari

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Il controllo climatico non è dunque solo possibile, ma è già stato sperimentato. La connessione ad eventuali risvolti economico-capitalistici non esclude, d’altronde – e a suggerirlo sono ancora i “cospiratori” senza una risposta – che possa essere usato come un’arma militare e “i precedenti – dicono – non mancano di certo“. In tal senso viene tirato in ballo il programma di ricerca Haarp (High-frequency Active Auroral Research Project), del Dipartimento della Difesa Statunitense, nato per studiare le proprietà della ionosfera e le avanzate tecnologie nelle comunicazioni radio applicabili nel campo della difesa, e considerato il nucleo del piano “Guerre Stellari” avviato sotto le amministrazioni Regan–Bush negli anni ’80.

Con sede a Gakona, Alaska, Haarp è un ammasso di metallo e antenne costituito fondamentalmente da 180 piloni di alluminio alti 22 metri. Ufficialmente lo scopo del centro di ricerche è studiare le proprietà di risonanza della Terra e dell’atmosfera ma, come si legge sul sito ufficiale,Haarp può essere anche utilizzato per provocare un cambiamento nella temperatura della ionosfera minimo e localizzato. Ma cosa significa modificare il clima per scopi militari? Ai molti sembra un’idea particolarmente fantasiosa. L’equazione dettata a favore dell’ipotesi è che gli Stati si possano servire di aerei militari “pronti a diffondere nel cielo differenti composti di bario ed alluminio, che se sparsi in grandi quantità e in modo sistematico nell’atmosfera, sono in grado di facilitare le trasmissioni elettromagnetiche di Haarp ottenendo grandi vantaggi sia per quanto riguarda le comunicazioni sia per quanto riguarda il controllo climatico“. Il virgolettato, che ben sintetizza il focus del dibattito, è stato estrapolato da un articolo datato 2006 della Pravda Italia. E al riguardo lascia di stucco la notizia di un programma di sperimentazioni lanciato dall’Air Force americana nel 1996, durante l’amministrazione Clinton, dal titolo Il clima come forza moltiplicatrice: possedere il clima entro il 2025“. “Nel 2025 – si legge – “le forze aerospaziali USA potranno avere il controllo del clima se avranno capitalizzato le nuove tecnologie sviluppandole nella chiave delle applicazioni di guerra. […] Dal miglioramento delle operazioni degli alleati e dall’annullamento di quelle del nemico tramite scenari climatici “su misura”, alla completa dominazione globale delle comunicazioni e dello spazio, la modificazione climatica offre a chi combatte una guerra un’ampia gamma di possibili modi per sconfiggere o sottomettere l’avversario.

Non appare dunque poi così buffa l’idea che l’aviazione americana sia in grado di manipolare il clima, sia a scopo sperimentale, sia a scopi militari, segreti e non. Il 3 luglio 1972, il giornalista Seymour Hers (futro premio Pulitzer) pubblica sulla prima pagina del New York Times un articolo nel quale denuncia operazioni segrete durante la guerra del Vietnam. Tali operazioni, condotte da CIA e Casa Bianca, consistevano nell’irrorazione di sostanze chimiche sulle nubi del Vietnam, della Cambogia e del Laos. L’operazione Popeye (conosciuta anche come Operation Intermediary e Operation Compatriot) fu molto vasta, operando dal 20 marzo 1967 al 5 luglio 1972. L’obiettivo era estendere la stagione dei monsoni sul Vietnam del Nord e sugli itinerari di rifornimento dei Vietcong impedendo l’uso di strade e sentieri. In un pianeta destinato all’implosione, scoccato l’Earth Overshoot Day e sull’orlo del default ecologico (una minaccia di bancarotta ambientale concreta che costerebbe più del tracollo economico mondiale d’oggi) le condizioni atmosferiche influiscono sempre più pesantemente sullo stato di un Paese e, presumibilmente, sull’esito di un conflitto bellico. A conti fatti ce lo insegna già la storia. Vietnam a parte, nel 1812 l’esercito di Napoleone veniva decimato a causa del “generale inverno” e poi sconfitto a Waterloo. L’8 settembre 1942 le truppe tedesche isolavano la città di Leningrado: l’Armata della Wehrmacht con l’aiuto delle truppe finlandesi provenienti da nord accerchiava la città, ma Hitler ordinava solamente alcuni bombardamenti aerei. La sua intenzione era quella di far crollare la popolazione russa sotto i morsi di fame e freddo. Nel giugno del 1944, la decisione sulla data cruciale nella quale effettuare lo sbarco in Normandia veniva presa in base alle previsioni meteo.

Nel 1976 l’Enciclopedia Militare Sovietica espone il rischio che gli Stati Uniti, per via elettromagnetica o per via astronautica, possano modificare il clima dell’Eurasia lacerando lo strato di ozono sopra l’URSS. L’Unione Sovietica si accorda poi con gli USA affinché sia proibito l’uso dei cambiamenti climatici ambientali. Il 5 febbraio 1998 la sottocommissione “Sicurezza e disarmo” del Parlamento europeo chiede che “un organismo indipendente” valuti “l’impatto sull’ambiente e l’ecologia dello Haarp. Gli USA non partecipano e non inviano alcun loro delegato. La risposta è stata: la commissione non è competente a porre il problema. Segreto militare.

Brevetti e interrogazioni

Esistono centinaia di brevetti, depositati presso l’ufficio brevetti degli Stati Uniti, riguardanti la manipolazione climatica. Alcuni di essi sono rintracciabili direttamente dal sito ufficiale US Patent, oppure su freepatentoline.com. È inoltre possibile ricercarli utilizzando Google Patents e inserendo direttamente il numero del brevetto, oppure digitando ad esempio le parole “weather modification“, “weather control“, “Haarp“, “cloud seeding“, e così via.

I documenti raccolti riguardano principalmente la manipolazione della ionosfera, delle nubi, l’effetto delle onde elettromagnetiche a determinate frequenze e i campi di utilizzo di particolari aerosol. Due esempi, su migliaia: brevetto numero 1225521, “May 8, 1917 – Protection From Poisonous Gas in Warfare Referenced in 4704942 – Charged aerosol. Si tratta di un metodo di difesa che, contro una nube di aerosol tossico, utilizza un aerosol difensivo caricato che viene spruzzato nella nube. L’aerosol difensivo è composto da un agente che può essere chimicamente o biologicamente attivo. Secondo esempio: brevetto numero 1302332, “April 29, 1919 -Toy Machine Gun – F.V. Du Pont Referenced in 4141274”, ideato per un generatore di fumo sviluppato su dispositivi odierni che generano particelle e aerosol. Chemtrails o no, restano migliaia i cittadini preoccupati per quelle strane scie presenti costantemente in cielo. A pesare il silenzio delle fonti istituzionali e competenti, tanto che, ad oggi, vi sono state interrogazioni parlamentari sia in Italia sia all’estero, senza alcun risultato.

Il 14 gennaio 1999, Risoluzione del Parlamento Europeo contro il progetto USA HAARP; il 17 ottobre 2006, Interrogazione tedesca al Parlamento Europeo; il 5 febbraio 2007, Interrogazione parlamentare in Grecia; il 10 maggio 2007, Interrogazione olandese ancora al Parlamento Europeo. In Italia, tra le molte, nel 2003 ci ha pensato dapprima l’onorevole Italo Sandi, al tempo deputato Ds, poi passato all’Udc, e successivamente Piero Ruzzante. Il 3 febbraio 2005, un’interrogazione sulle scie chimiche è stata formulata anche da parte del Deputato dei Comunisti Italiani, Severino Galante. E una anno più tardi a Montecitorio i Consiglieri regionali di Rifondazione comunista Davoli, Uras e Pisu Interrogano la Regione Sardegna. Il 13 giugno 2006 ancora i Ds con il senatore Nieddu. E nel 2007, tra le file centriste, l’onorevole Ciccanti.

Il dibattito in Italia

Sì, sono scie chimiche rilasciate da aerei militari sui quali noi non abbiamo alcun controllo“. Un funzionario dell’aeroporto di Bologna coperto da anonimato conferma, durante una conversazione telefonica con un cittadino preoccupato dalle scie, l’entità del fenomeno.

Il video, facilmente rintracciabile su Youtube, è stato caricato il 21 gennaio 2010 dal sito web “tanker-enemy.com“, finestra nazionale del dibattito in Italia sulle chemtrails. Tra i più attivi sostenitori della teoria nel Belpaese: Rosario Marcianò (diplomato geometra e “ricercatore indipendente”), il fratello Antonio Marcianò (laureato in lettere e docente di latino in un liceo scientifico), Corrado Penna (laureato in fisica, autore di “La scienza marcia”, in cui denuncia presunte falsità di quella che definisce “cultura ufficiale”: la non infettività dell’AIDS, il complotto psichiatrico e altre tematiche di ambiente cospirazionista) e Giorgio Pattera (biologo e giornalista, attivo nel campo della ricerca ufologica).

La posizione dei sostenitori italiani non diverge dagli approcci internazionali: le scie di condensazione si formerebbero solo a temperature inferiori a −40°, a 8000 metri di quota e con umidità relativa del 70%, quindi si tratta di scie chimiche. Lo Space Preservation Act la dimostrazione dell’esistenza del fenomeno. L’Haarp sarebbe un strumento di attuazione del piano e ad essere irrorato nei nostri cieli sarebbe un presunto miscuglio di bario, alluminio, silicio e altre sostanze, con lo scopo di creare una sorta di “sandwich” elettro-conduttivo non meglio precisato volto al controllo climatico per fini bellici e capitalistici. Una dura accusa è rivolta anche ai servizi segreti, al Cicap (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) e ai numerosissimi debunkers, tra i quali spicca Paolo Attivissimo, rei di voler screditare il lavoro dei ricercatori riguardo l’entità e la natura delle scie chimiche con presunte minacce e azioni di sabotaggio.

Sempre in Italia, un approccio chiaro e profondamente giornalistico viene offerto dalla trasmissione radiofonica Ouverture, dell’emittente radio Ies, condotta dal noto giornalista David Gramiccioli, da sempre impegnato insieme ai suoi collaboratori sul fronte delle scie chimiche e sui diversi temi sociali spesso abbandonati dai media nazionali. Di nota anche il gruppo Facebook aperto da Ivana Mannino, illustre cittadina e sostenitrice del fenomeno attiva nella diffusione di notizie circa le scie chimiche nei circuiti di social network. E sintomatica fu la risposta della Presidenza della Repubblica Italiana ad una lettera di un’altra attenta cittadina, Luigina Marchese, che chiedeva spiegazione proprio in merito al costante aumento delle scie chimiche sopra la sua testa.

Il Quirinale replicò con un formale “Non è di nostra competenza“, girando il compito alla Difesa. Per la prima volta una piccola risposta, dopo decenni di silenzio, giunta un po’ per caso o per scarsa intraprendenza del Capo dello Stato.

Potremmo, forse, ricominciare da qui, e chiederci di nuovo: cosa sono queste scie bianche che affollano i nostri cieli?

Per saperne di più:

http://www.tanker-enemy.com/

https://www.facebook.com/groups/sciechimiche/

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