L’ABC dell’Agricoltura Biologica

Una guida completa sull'agricoltura biologica per saperne di più ed essere in grado di scegliere consapevolmente cosa e come acquistare sul banco del mercato e nei negozi.

Oggi si parla sempre più spesso di agricoltura biologica, prodotti bio, filiere corte e pratiche agricole ecosostenibili, senza dimenticare che in Italia il consumo dei prodotti biologici, nell’ultimo anno, è aumentato del 7%. Ma quanto ne sappiamo davvero sull’argomento? greenme.it ha realizzato per voi una guida per saperne di più ed essere in grado di scegliere consapevolmente cosa e come acquistare sul banco del mercato e nei negozi.

All’interno troverete informazioni utili per approfondire il tema dell’agricoltura biologica: la normativa europea e quella italiana ancora al vaglio, il lavoro dei contadini, i processi di produzione, i requisiti delle colture biologiche, il sistema di coltivazione, controllo e certificazione, l’etichettatura dei prodotti, ma anche la differenza tra agricoltura biologica e biodinamica, le ultime novità in tema di OGM e infine un piccolo glossario per familiarizzare con i termini del biologico.

Cos’è l’agricoltura biologica?

Prima di addentrarci nei riferimenti normativi che regolano il mondo dell’agricoltura biologica, è bene soffermarsi sul significato di questo termine e sui suoi principi fondamentali.

Con la definizione “agricoltura biologica” si identifica quel sistema di produzione agricolo che, da un lato, punta ad offrire al consumatore prodotti freschi, genuini e privi di sostanze chimiche; dall’altro cerca di ridurre il più possibile l’impatto ambientale dell’attività agricola, facendo in modo che ogni fazzoletto di terra venga utilizzato nel rispetto dei suoi cicli naturali e quindi in modo eco-sostenibile.

Oltre alla terra, l’agricoltura biologica riserva naturalmente una grande attenzione anche al rispetto degli animali, dell’aria e dell’acqua.

Quest’ultima – in particolare – non è soltanto un fattore determinante del ciclo agricolo, ma soprattutto una risorsa vitale, che deve essere preservata e ben gestita per continuare ad alimentare nel tempo la vita di piante e animali. I contadini convertiti al bio infatti, gestiscono in modo attento, scrupoloso ed efficiente l’acqua che hanno a disposizione e cercano di mantenere pulite le risorse idriche presenti sul territorio.

Punto fermo dell’agricoltura biologica è anche la salvaguardia della biodiversità, ovvero la presenza e lo sviluppo di specie e varietà differenti di piante e animali sul territorio.

Tra i concetti fondamentali dell’agricoltura biologica va ricordata anche la stagionalità dei cibi; i contadini bio infatti si impegnano ad ottenere solo prodotti di stagione – anche perché le tecniche utilizzate in agricoltura biologica difficilmente consentirebbero a determinati prodotti di crescere e maturare fuori stagione.

Altro elemento base è la filiera corta, dove il raccolto viene messo sul mercato direttamente dal contadino o, in alternativa, dai rivenditori presenti nelle vicinanze dei luoghi di produzione. Nasce così l’espressione “a chilometri zero”, con la quale si identificano tutti quegli alimenti che non subiscono grandi spostamenti dal momento della produzione e della raccolta a quello della vendita. Abolendo, o accorciando sensibilmente i tragitti delle merci, si garantisce la loro freschezza e un impatto minimo sull’ambiente.

Il lavoro dei contadini biologici

Nel rispetto dei principi dell’agricoltura biologica, gli agricoltori bio fertilizzano i terreni utilizzando materiali organici – come il letame – e attuano tecniche agricole tradizionali, come la rotazione delle colture, che prevede di lasciare periodicamente a riposo (a maggese – vi ricordate nei sussidiari scolastici l’ABC del perfetto contadino?) una parte del terreno coltivato. Un modo per incoraggiare la naturale fertilità delle terre, senza necessità di sfruttarle in modo intensivo. Altra tecnica usata dai contadini biologici è la consociazione: si interrano in parallelo piante sgradite ai parassiti della pianta accanto.

Oltre a questi sistemi, gli agricoltori biologici usano fertilizzanti naturali, escludendo così l’uso di sostanze sintetiche e pesticidi, in grado di alterare i prodotti coltivati, e naturalmente bandiscono anche l’uso di organismi geneticamente modificati (OGM).

Per garantire la sopravvivenza e il benessere dei terreni coltivati biologicamente, gli addetti al settore interrano piante in grado di ospitare tutti quegli animaletti che mangiano i parassiti pericolosi per le coltivazioni. In questo modo si garantisce anche una barriera protettiva e naturale contro l’inquinamento.

In caso di malattie, per la cura del terreno, gli agricoltori biologici usano sostanze vegetali, animali o minerali, ovvero: estratti di piante, insetti predatori di parassiti, farina di roccia o minerali naturali, che correggono chimicamente il terreno. Ricorrono all’uso di medicinali tradizionali molto raramente e solo nei casi previsti dai regolamenti europei.

Uno sguardo all’allevamento biologico

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L’allevamento degli animali con metodo biologico è fortemente legato alla terra; il numero dei capi di bestiame che possono essere allevati in una fattoria biologica è infatti strettamente legato alla superficie disponibile. Anche i sistemi di allevamento utilizzati devono soddisfare i bisogni degli animali, garantendo loro la possibilità di muoversi liberamente.

In base a ciò che stabilisce la legge in tema di allevamento biologico, sono vietati il trapianto degli embrioni e la manipolazione genetica per produrre razze più efficienti, mentre durante il trasporto da un luogo all’altro gli allevatori devono garantire il benessere degli animali. Per questo si consiglia di effettuare brevi spostamenti, che non affatichino o disturbino troppo il bestiame.

Naturalmente, gli allevatori – al momento della macellazione o dell’abbattimento degli animali – devono far in modo di limitare il più possibile la tensione durante il processo e garantire la possibilità di identificare chiaramente l’animale proveniente da allevamento biologico e quello da allevamento tradizionale.

Anche l’allevamento biologico segue delle norme ben precise stabilite dall’Unione Europea, attraverso il Regolamento CE 1804/99, convertito in decreto ministeriale nel 2000. Gli addetti utilizzano tecniche conformi alle esigenze degli animali – ad esempio allevandoli all’aperto e nutrendoli, secondo il loro fabbisogno nutritivo, con foraggio biologico coltivato sui loro stessi terreni o nelle zone limitrofe. Evitano tecniche o sostanze che possano forzare la crescita degli animali, bandiscono alcuni metodi industriali di gestione dell’allevamento e per la cura delle malattie utilizzano soprattutto rimedi omeopatici e fitoterapici.

I regolamenti europei: cosa dice la legge in tema di agricoltura biologica

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In Europa , l’agricoltura biologica è stata disciplinata per la prima volta all’inizio degli anni Novanta, quando le coltivazioni bio iniziarono ad affacciarsi in maniera evidente sulla scena internazionale.

La prima Regolamentazione del Consiglio (CEE) No 2092/91, pubblicata il 24 giugno del 1991, conteneva una serie di indicazioni relative sia alla produzione biologica di prodotti agricoli che ai prodotti utilizzati. Negli anni seguenti la regolamentazione fu revisionata e modificata più volte con l’obiettivo di semplificare e rendere più chiari i dettami europei.

Da tutto ciò è scaturito il Regolamento del Consiglio – (CE) n. 834/2007 – del 28 giugno 2007 – relativo alla produzione biologica e alle modalità di etichettatura dei prodotti biologici. Entrato in vigore nel 2008, abrogando il precedente del 1991, rappresenta il quadro giuridico di riferimento per la produzione, la distribuzione, il controllo e l’etichettatura dei prodotti biologici che possono essere offerti e commercializzati nell’Unione Europea. Si applica ai prodotti vivi o non trasformati, agli alimenti trasformati, agli alimenti per animali, alle sementi e ai materiali di moltiplicazione vegetativa.

Sempre nel 2008, la Commissione europea ha approvato un regolamento – (CE) n. 889/2008 – che stabilisce nuove norme sulla produzione vegetale ed animale.

In particolare, detta regole importanti sui metodi di coltivazione del terreno e sull’allevamento di animali, sulla trasformazione, la distribuzione e sul controllo degli alimenti biologici. Lo stesso regolamento riporta anche norme dettagliate in tema di importazione di prodotti biologici provenienti da paesi terzi, consentita nel mercato comune solo se gli alimenti sono controllati seguendo gli stessi principi vigenti nell’UE.

Le nuove disposizioni sull’etichettatura invece, previste nell’ultimo regolamento, entreranno in vigore dal primo luglio del 2010. A partire dal primo luglio di quest’anno infatti, il nuovo logo biologico dell’UE, che al momento è ancora facoltativo, sarà obbligatorio sugli imballaggi e sulle etichette dei prodotti biologici pre-confezionati. Per i prodotti importati, invece, resterà ancora opzionale.

Nonostante gli aggiornamenti dei regolamenti avvenuti nel corso degli anni, il settore dell’agricoltura biologica è in continua evoluzione, anche in funzione delle novità che sopraggiungono di volta in volta. Uno degli esempi più significativi di conoscenza e scambio di informazioni è l’OFIS, un sistema informativo che gli stati membri dell’UE e la Commissione europea utilizzano come strumento fondamentale per scambiare dati agricoli relativi ai prodotti biologici e dare informazioni aggiornate al pubblico.

E in Italia cosa succede?

Nel nostro Paese è attualmente al vaglio del Senato una nuova proposta di legge sul biologico. Dal primo articolo del testo si evidenzia l’intento di “promuovere e favorire lo sviluppo e la competitività della produzione biologica, perseguendo le finalità di concorrere alla tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, alla salvaguardia della biodiversità, e all’informazione dei consumatori, nel rispetto dell’ordinamento comunitario e delle competenze delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano”.

L’attuale proposta è la fusione di numerosi disegni di legge presentati nel nostro Parlamento dal 2003 e che, solo negli ultimi mesi, hanno iniziato a prendere una forma concreta.

Ma cosa andrà a regolamentare questa nuova legge italiana sul biologico?

Innanzi tutto definirà una volta per tutte – anche a livello nazionale – il significato di biologico, stabilendo quindi confini ben precisi all’utilizzo di questo termine.

Verranno rivisti tutti i sistemi di certificazione nazionale, i sistemi di produzione locale e quello legato alla ristorazione.

Sarà realizzato un logo nazionale, che si affiancherà probabilmente a quello europeo in vigore dal primo luglio del 2010, verranno creati degli spazi di verde pubblico gestiti con metodi biologici. Il tutto accompagnato da campagne di sensibilizzazione e promozione del biologico nelle mense scolastiche, ospedaliere e aziendali, per rendere i prodotti ottenuti da agricoltura biologica non più una rarità per pochi ma un’abitudine diffusa.

Quando un prodotto è biologico? Leggi l’etichetta!

Etichetta agricoltura biologica

Con il regolamento europeo del 2007 si è fatta chiarezza anche su un altro problema: quello dell’identificazione e della riconoscibilità dei prodotti biologici.

Il regolamento adottato dal Consiglio dell’Unione Europea – il 28 giugno 2007 – ha infatti reso chiari anche i metodi di produzione ed etichettatura dei prodotti biologici, fornendo la definizione della produzione organica, il suo logo e il sistema di etichettatura.

La legge stabilisce che tutti gli alimenti provvisti dell’etichetta biologica devono avere il nome dell’ultimo operatore che ha maneggiato il prodotto, per esempio il produttore, l’addetto alla trasformazione o il venditore, e il nome o il codice dell’ente addetto al controllo.

Deve infatti riportare obbligatoriamente i seguenti elementi:

  • la denominazione di vendita (ad esempio miele, biscotti, caffè, ecc.) seguita dalla dicitura “da agricoltura biologica, regime di controllo CEE”;
  • la spiegazione “controllato da” – seguito dal nome dell’organismo di controllo.
  • l’autorizzazione “Aut.D.M. MIRAAF….” dove sono indicati gli estremi dell’autorizzazione ministeriale;
  • il codice alfanumerico che riporta la sigla del Paese di produzione (IT per l’Italia), la sigla dell’ente addetto al controllo, una lettera e un numero che identificano il produttore, la lettera “T” per i prodotti trasformati – o la “F” per i prodotti freschi – e una lettera e un numero che identificano il prodotto e l’autorizzazione alla stampa dell’etichetta.
  • L’ultima novità in tema di etichettatura e regolamentazione del comparto è il bollino europeo, che dal primo luglio del 2010 sarà obbligatorio a livello comunitario e sarà finalmente in grado di identificare in modo chiaro un prodotto derivante da agricoltura biologica.
  • Il logo europeo applicato all’etichetta, ideato per aumentare la riconoscibilità di ciò che viene definito biologico – garantisce che:
  • almeno il 95% degli ingredienti sono stati prodotti con metodo biologico;
  • il prodotto è conforme alle regole del piano di ispezione stabilito dalle legge;
  • ciò che si compra proviene direttamente dal produttore o è preparato in una confezione sigillata;

In realtà, esistono ben tre tipi di etichette, che classificano altrettante tipologie di prodotti da agricoltura biologica:

Una identifica gli alimenti con almeno il 95% degli ingredienti provenienti da agricoltura biologica; una seconda certifica i prodotti con almeno il 70% degli ingredienti provenienti da agricoltura biologica e la terza indica gli alimenti che derivano da terreni in fase di conversione.

Logo europeo: le nuove norme

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Dal primo luglio 2010 tutti i prodotti biologici certificati con il nuovo bollino comunitario dovranno riportare ulteriori indicazioni rispetto a quelle fino ad oggi richieste. Tra queste un codice alfanumerico più dettagliato, che rimanda all’organismo di controllo e offre ulteriori informazioni:

  • AB-CDE-999 (AB è il codice ISO per il Paese in cui viene effettuato il controllo;
  • CDE è un termine, composto di tre lettere, come “bio”, “öko” o “org” o “eko” che identifica il metodo di produzione biologica;
  • 999 è il numero di riferimento attribuito agli organismi di controllo).

Dovrà essere riportato anche il codice IT- BIO-004, nel caso si tratti di prodotti controllati dall’organismo di certificazione Suolo e Salute.

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Sarà obbligatorio evidenziare anche il luogo in cui sono state coltivate le materie prime di cui il prodotto è composto. In questo caso il codice varia in base al posto in cui è stata coltivata la materia prima:

  • “Agricoltura UE” quando la materia prima agricola è stata coltivata nell’UE; “Agricoltura non UE” quando è stata coltivata in paesi terzi;
  • “Agricoltura UE/non UE” quando parte della materia prima agricola è stata coltivata nell’UE e parte in un paese terzo.

Per ulteriori approfondimenti si rimanda alla sezione dedicata del sito dell’Unione Europea

Alla base dell’etichettatura: i controlli

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Di etichette ce ne sono tante, ma come facciamo ad essere certi che dietro al bollino applicato sul prodotto definito biologico – che normalmente viene messo sul mercato ad un prezzo superiore rispetto ad uno tradizionale – ci sia effettivamente il rispetto di determinate norme e processi produttivi?

È bene sapere che prima di essere etichettato e messo sul mercato, un prodotto biologico segue un rigido processo di analisi e monitoraggio, che non si basa quindi su autodichiarazioni del produttore, ma su un Sistema di Controllo uniforme in tutta l’Unione Europea.

L’ispezione prevede un sopralluogo annuale di un tecnico incaricato dell’organismo certificatore per controllare il rispetto delle leggi e l’aggiornamento dei registri. Se lo ritiene necessario, in presenza ad esempio di presunte violazioni, l’esperto è tenuto a prelevare campioni da analizzare in laboratorio, all’ARPAT o in un laboratorio di analisi appartenente all’ACCREDIA, il Sistema Italiano di Accreditamento, ovvero l’ente nazionale che riconosce i laboratori di prova e gli organismi di certificazione e ispezione.

L’agricoltore tradizionale che vuole convertirsi al biologico deve infatti affrontare un iter ben preciso e seguire regole ben definite, non solo per avviare la nuova attività, ma anche per poter continuare ad esercitarla.

 

Gli enti addetti alla certificazione e al monitoraggio delle agricolture biologiche

In Europa ogni Stato Membro ha nominato autorità pubbliche e organismi di controllo privati che hanno il compito di eseguire con obiettività le ispezioni, operando sotto la supervisione, o in stretta collaborazione, con le autorità centrali competenti.

Ogni stato membro attribuisce a ogni ente addetto al monitoraggio un codice identificativo diverso, che viene poi riportato sull’etichetta di ciò che compriamo.

Il codice indica che il prodotto acquistato è stato ispezionato dall’organismo di controllo, che garantisce a sua volta il rispetto della Regolamentazione dei prodotti biologici.

Nel nostro Paese, gli organi che possono effettuare i controlli e rilasciare la certificazione delle produzioni biologiche sono riconosciuti dal Ministero delle Politiche agricole e forestali e sottoposti, a loro volta, al controllo del ministero stesso e delle Regioni.

In Italia esistono diversi organismi addetti al monitoraggio delle aziende agricole biologiche; tra le più importanti ricordiamo l’ICEA – Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale (sull’etichetta dei prodotti appare il codice IT ICA), la BIOAGRICERT, della Bioagricoop (codice IT BAC), la BIOS (codice IT BIO), il C.C.P.B. Consorzio Controllo Prodotti Biologici (codice IT CPB), il CODEX (sigla IT CDX), l’ECOCERT Italia (codice IT ECO), l’I.M.C. Istituto Mediterraneo di Certificazione (identificativo IT IMC), il QC&I International services (codice IT QCI), il Suolo e Salute (IT ASS), il BIOZERT (IT BZ BZT).

Avviare una coltivazione biologica: ecco tutte le tappe da seguire

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L’agricoltore tradizionale che vuole convertire la sua attività dedicandosi al biologico deve innanzi tutto notificare alla Regione, e ad uno degli Organismi di controllo autorizzati, l’intento di trasformare la sua azienda agricola tradizionale in un’azienda di agricoltura biologica.

Fatto questo, l’organismo procede ad una prima supervisione, attraverso tecnici specializzati, che esaminano l’azienda e i suoi terreni, i documenti catastali, i depositi e le stalle. Se l’ispezione da esito positivo – vuol dire quindi che il contadino ha rispettato le norme tradizionali – l’azienda può avviare la conversione attraverso un periodo di disintossicazione del terreno, che dura circa due anni, ma varia a seconda della quantità di sostanze chimiche presenti nel lotto.

Solo una volta concluso questo periodo, il prodotto che deriva dal terreno può essere denominato, etichettato e quindi venduto come biologico.

Naturalmente, gli agricoltori ricevano periodicamente diversi controlli dagli enti preposti, che prelevano campioni ed effettuano analisi su terreni, raccolti, serre e pascoli, soprattutto se sospettano di un’alterazione o un’omissione delle procedure. Solo coloro che superano i controlli ottengono e mantengono la certificazione e l’etichettatura del biologico.

Oltre ai monitoraggi effettuati dai tecnici esterni, gli agricoltori che producono biologico devono documentare ogni passaggio su acquisti, vendite e trattamenti sanitari sugli animali su appositi registri predisposti dal Ministero, in grado di garantire la tracciabilità e l’identificazione di ogni singolo prodotto.

Nel caso in cui gli agricoltori risultino inadempienti, la certificazione biologica può essere ritirata e il diritto di vendere i prodotti come biologici revocato.

Lo sapevate? Alcuni falsi miti e curiosità sul bio

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Ora che abbiamo tracciato le linee guida per capire come funziona il mondo dell’agricoltura biologica, restano alcuni falsi di miti da sfatare e qualche curiosità da scoprire!

È vero che i prodotti biologici hanno un sapore diverso da quelli tradizionali?

In realtà, il gusto è qualcosa di estremamente soggettivo e dopotutto non esiste una certificazione sul gusto e sui profumi dei prodotti biologici. Tuttavia la varietà di specie animali e vegetali curati da agricoltori (e allevatori) biologici permettono ai consumatori di testare sicuramente prodotti nuovi e genuini, dal sapore autentico.

I prodotti biologici costano più di quelli tradizionali?

Ebbene sì. Tuttavia, il costo maggiorato non dipende soltanto da una scelta di marketing, che posiziona in alto il prodotto biologico, ma anche da tempi di produzione più lunghi, maggior lavoro, economie di scala ridotte sia nella trasformazione che nella distribuzione, controlli rigidi e certificazioni nella produzione biologica. Naturalmente tutti questi sforzi e queste spese gravano sul consumatore, che in cambio ottiene un prodotto altamente qualitativo ed ecosostenibile.

Secondo alcuni, la presenza in Europa di tanti loghi biologici diversi implica una mancanza di coordinamento e uniformazione delle regole per la produzione biologica.

Falso! La presenza di marchi diversi da Paese a Paese non vuol dire regole diverse, perché la normativa europea che regola le attività in agricoltura biologica è la stessa per tutti gli stati membri. I loghi danno infatti la certezza che ogni stato membro abbia rispettato l’iter prescritto. Dal primo luglio di quest’anno comunque, si risolverà definitivamente anche questo dubbio con l’introduzione del bollino europeo.

Gli americani sono restii alle coltivazioni bio?

Falso! Secondo una ricerca americana, nell’ultimo decennio l’agricoltura biologica ha rappresentato uno dei segmenti dell’agricoltura USA a più rapida crescita.

Nel 2008 infatti, i produttori americani hanno dedicato alla produzione biologica circa 1,9 milioni di ettari di superficie agricola. Prima tra tutti la California.

Anche i mercati per ortaggi, frutta ed erbe aromatiche prodotti con il metodo biologico hanno avuto uno sviluppo decennale e i prodotti freschi rappresentano ancora oggi la categoria biologica più diffusa nella vendita al dettaglio.

È vero che l’Italia è il Paese custode del maggior numero di specie animali?

Lo era fino a poco tempo fa. Dagli ultimi studi effettuati nel nostro Paese emerge che la perdita della biodiversità sul nostro territorio avanza a ritmi incalzanti. In Italia infatti sta aumentando molto velocemente il numero di specie a rischio estinzione. Qualche esempio?

Negli ultimi 25 anni sono dimezzate 33 varietà di uccelli tipici degli ambienti agricoli, tra cui: l’allodola, il balestruccio e la rondine. Il 23% degli uccelli e il 15% dei mammiferi rischiano di scomparire per sempre. Molto grave anche la situazione delle specie vegetali.

I motivi?

La pesca illegale, il bracconaggio e le attività agricole responsabili dell’inquinamento delle acque, della perdita di stabilità dei suoli e di un uso eccessivo di fertilizzanti e prodotti fitosanitari.

Buone notizie dall’Italia…

Da qualche giorno la Puglia ha pubblicato un bando per incentivare ad introdurre ed aiutare a mantenere la produzione biologica sul territorio regionale.

L’iniziativa punta ad offrire un sostegno economico alle aziende agricole che intendono avviare o mantenere una produzione biologica nel rispetto della legge europea. Possono beneficiare dell’aiuto tutti gli imprenditori agricoli (singoli e associati) iscritti nel registro delle imprese del settore primario della CCIAA, che conducono aziende agricole. Il bando, che prevede un finanziamento complessivo di 80.000.000 di euro, è consultabile qui.

Agricoltura biodinamica: questa sconosciuta…

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Agricoltura biodinamica: ne avete mai sentito parlare? E quali sono le differenze con quella biologica? Lo abbiamo chiesto direttamente a Gino Girolomoni, Presidente dell’AMABAssociazione Mediterranea Agricoltura Biologica. “In realtà – ci ha spiegato al telefono – entrambi i metodi seguono gli stessi principi: bandiscono sostanze prodotte chimicamente, garantiscono il benessere dei terreni, delle piante e degli animali, sono contrari agli organismi geneticamente modificati”.

In pratica, l’agricoltura biodinamica si differenzia da quella biologica perché considera tutti gli astri, e la luna in particolare, come elementi determinanti e influenti sulla vita terrena e sul ciclo della vita. In sostanza – ha sintetizzato Girolomoni – se gli astri esistono c’è un motivo ben preciso; non sono li per caso e chi coltiva deve tener conto della luna, degli astri e della loro influenza sui terreni, le coltivazioni, le piante e gli animali”.

A metà strada tra una dottrina filosofica e un sistema di produzione agrario, l’agricoltura biodinamica è un modo di concepire e lavorare la terra fondato su solide conoscenze scientifiche.

Questa metodologia nacque nel 1924, grazie all’elaborazione di Rudolf Steiner, filosofo tedesco dell’epoca. In quegli anni l’agricoltura biodinamica si presentò come la risposta ai dubbi e le incertezze scatenate proprio nel momento in cui iniziarono ad essere usate in agricoltura sostanze chimiche estranee alla natura.

Senza addentrarci in complesse considerazioni filosofiche, potremmo dire che per alcuni versi l’agricoltura biodinamica – prima di essere un movimento per l’ambiente – è prima di tutto un movimento per l’uomo, inteso come genere umano facente parte dell’universo.

Lotta al mais e alla patata OGM: il futuro del biologico riparte da qui!

mais OGM

Nelle ultime settimane gli addetti al settore del biologico – come gran parte degli italiani – sono stati sorpresi dal nulla-osta dato dall’Europa alla coltivazione del mais e della patata OGM.

La decisione della commissione europea stupisce, ma soprattutto preoccupa, e i dubbi che si sollevano sono tanti. Ad esempio, esiste uno studio dettagliato sui possibili effetti sull’uomo e sull’ambiente dei prodotti geneticamente modificati? Naturalmente no, perché per analizzare concretamente le conseguenze bisognerebbe attendere molti anni. E poi, chi ci assicura che la coltivazione OGM non contamini quella biologica? Attualmente nessuno.

Cogliamo l’occasione per riportarvi le reazioni e le azioni delle più importanti associazioni italiane dell’agricoltura biologica che, come noi, hanno sollevato diversi dubbi sulla decisione europea che per fortuna almeno per il mais Mon810 in Italia c’è stato lo stop da parte della Commissioni Sementi poi tramutato in decreto legge.

L’AMAB ha aperto un nuovo tavolo anti OGM coinvolgendo l’AIAB, Slowfood, Federbio e altri venti associazioni di categoria per richiedere formalmente al Ministro delle Politiche Agricole la possibilità per l’Italia di deliberare autonomamente in materia di OGM, proprio come già oggi fanno Austria e Polonia.

L’obiettivo – ha commentato Girolomoni dell’AMAB – è creare un movimento di associazioni in grado di contrastare questa decisione europea. Se necessario, ricorreremo anche al Consiglio di Stato.

 

Ci siamo uniti all’ondata di proteste diffuse in tutta Europa contro l’introduzione di organismi geneticamente modificati, battendoci per la tipicità e l’autenticità dei prodotti del nostro territorio. – ha aggiunto Nino Paparella, Presidente dell’IceaIstituto Certificazione Etica e Ambientale Abbiamo apprezzato molto anche il commento di Ferruccio Fazio, Ministro della Sanità, che ha promesso un controllo serrato e costante sugli OGM”.

In realtà sappiamo ancora poco sulle conseguenze di questi organismi – ha continuato Paparella – gli studi fatti al riguardo non sono esaustivi e serve più tempo per le sperimentazioni. Oggi il 9% dell’agricoltura nazionale è rappresentata dal biologico e non possiamo permettere che i nostri territori vengano inquinati dagli OGM”.

Lo stesso ex Ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia, ha criticato con forza la decisione europea sul via libera alla coltivazione della patata Ogm Amflora.

Ribadiamo la nostra ferma contrarietà agli organismi geneticamente modificati. E ci muoveremo in tutte le direzioni a nostra disposizione per far sì che gli Ogm non attentino alla nostra agricoltura identitaria, culla della biodiversità che intendiamo preservare. – ha fatto sapere in occasione di una conferenza stampa subito dopo la notizia – Per questo avvieremo la procedura per richiedere la clausola di salvaguardia con cui bloccare la commercializzazione e la coltivazione di questi prodotti nei nostri territori. E valuteremo anche l’ipotesi di un referendum per consultare i cittadini”.

 

Dal punto di vista della salute – ha aggiunto Zaia – la comunità scientifica è divisa, ma diversi studi dimostrerebbero ripercussioni sul sistema immunitario e alcune malattie, anche gravi. Per quanto riguarda l’aspetto ambientale, è opinione diffusa che non vi sia alcuna garanzia assoluta che le coltivazioni Ogm non vadano a intaccare il terreno circostante. Non vogliamo che i nostri territori, che si fondano sulla biodiversità e il rispetto dell’ambiente, siano contaminati da organismi che rischiano di avere impatti devastanti sull’intero ecosistema e di inquinare una agricoltura ricca e diversificata come la nostra”.

Parole trasformate in fatti con l’approvazione del decreto contro il mais OGM della Monsanto. Nuovi sviluppi sulla questione degli organismi geneticamente modificati verranno debitamente segnalati nella nostra sezione dedicata agli OGM.

Il glossario: l’ABC dell’agricoltura biologica

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A

Ampia rotazione agricola

La rotazione regolare delle colture nei terreni agricoli si usa per impedire la presenza di insetti pericolosi, malattie e permettere l’aggiunta di elementi nutritivi.

B

Benessere degli animali

Assicurare un ambiente sano e in linea con le esigenze delle differenti specie animali è fondamentale per gli allevatori.

Biodiversità

L’agricoltura biologica si basa sulla presenza di un’ampia varietà di organismi viventi all’interno di una stessa area.

C

Coadiuvanti alla lavorazione

Sono sostanze utilizzate per la lavorazione di mangimi e cibi, che non rimangono nel prodotto finale; di tutti i coadiuvanti il sistema biologico ne ammette solo alcuni.

Coadiuvanti nella crescita

Si tratta di additivi messi nel cibo degli animali per aumentare il loro livello di crescita; sono vietati anche nell’agricoltura e nell’allevamento tradizionali.

Conversione

È il processo richiesto dalle normativa per trasformare un’azienda agricola tradizionale in biologica.

D

Densità del bestiame

Gli agricoltori e gli allevatori biologici preferiscono far convivere pochi animali su uno stesso terreno, in modo da garantire loro un ambiente sano e senza stress.

E

Ecoturismo

È il turismo ecosostenibile, che invita il turista a ritrovare un rapporto diretto e naturale con l’ambiente che lo ospita.

Erbicidi (chimici sintetici)

Sono prodotti chimici proibiti in agricoltura biologica, che tradizionalmente vengono utilizzati nei campi agricoli per uccidere le piante infestanti.

F

Fertilizzanti

Si tratta di letame ed altre sostanze biologiche usate nell’agricoltura biologica al posto di sostanze sintetiche usate per aumentare la fertilità del terreno.

H

Humus

È la sostanza organica creata dalla decomposizione di piante morte e da rifiuti animali che fornisce nutrimento e fertilità al terreno.

L

Leguminose

Si tratta di una famiglia di piante – come piselli, fagioli, trifoglio e lupini – adatti al consumo animale, umano e utili per fissare l’azoto atmosferico nel terreno.

M

Mangimi animali

È il cibo dato agli animali allevati nelle aziende agricole, prodotto senza pesticidi e ideale per le esigenze degli animali.

N

Nutrizione

Riuscire a produrre la quantità di cibo sufficiente per nutrire gli animali – specie la crusca – è uno dei principali obiettivi dell’agricoltura biologica.

O

Organismi geneticamente modificati (OGM)

In agricoltura biologica, alterare geneticamente piante e animali è severamente vietato.

P

Pascolo

Sono i terreni ricchi di vegetazione usati per far pascolare gli animali, elemento fondamentale per l’agrordicoltura biologica.

Pascolo libero

È il sistema agricolo preferito dagli agricoltori biologici, che permette agli animali di camminare per ampi spazi e nutrirsi secondo le necessità.

Pesticidi o fitofarmaci (chimici sintetici)

Sono prodotti chimici – vietati in agricoltura biologica – usati tradizionalmente nei campi e negli allevamenti come erbicidi, fungicidi, insetticidi e nematocidi, per eliminare piante infestanti e parassiti.

S

Siepi

I cespugli sono fondamentali in agricoltura biologica: creano divisioni naturali intorno ai campi agricoli, favoriscono la biodiversità e proteggono il suolo dall’erosione del vento e dell’acqua.

Sovescio

È una tecnica che consiste nell’interrare alcune piante con lo scopo di evitare l’erosione del terreno e aggiungere sostanze organiche nutrienti, soprattutto dopo l’aratura.

Z

Zootecnia

È la disciplina che si occupa dell’allevamento degli animali domestici; in campo biologico punta ad aumentare le difese naturali degli animali facendoli crescere secondo i loro bisogni naturali.

Verdiana Amorosi

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