Ecco perché la Tav è inutile: l’inchiesta di Report

Il tratto Tav Torino-Lione secondo le stime attuali costerà almeno 24 miliardi di euro, da spalmare in 20 anni e da spartire tra Italia e Francia. È questo uno dei dati che emerge dal servizio di Emanuele Bellano per Report. dal titolo “Torino-Lione”, che mostra lo stato attuale e futuro del famoso corridoio 5 e della linea ferroviaria italiana.

Il tratto Tav Torino-Lione, secondo le stime attuali, costerà almeno 24 miliardi di euro, da spalmare in 20 anni e da spartire tra Italia e Francia. È questo uno dei dati che emerge dal servizio di Emanuele Bellano per Report dal titolo “Torino-Lione”, che mostra lo stato attuale e futuro del famoso corridoio 5 e della linea ferroviaria italiana.

Così, tra il ministro Lupi che si è rifiutato di rispondere e l’Architetto Mario Virano che “riesce a dire di fronte all’evidenza, compiendo un arrampicata sui vetri palese: “È giusto ma non è corretto””, come scrivon i NO-TAV sul loro blog, scopriamo ciò che da tempo viene denunciato: “il progetto approvato dal governo, che i manifestanti contestano, prevede la realizzazione di un foro nella montagna di 57 chilometri, che aumenterà la velocità dei treni, ma che fa lievitare i costi dell’opera, spiega il servizio.

È il docente di analisi energetica dell’Università Parthenope di Napoli a parlare per primo, spiegando come le cifre in gioco siamo di 8 miliardi per il tunnel di base e circa 24 miliardi di euro per l’intera linea, se venisse realizzata. Tutto, appunto, da spalmare in 20 anni, tra i Italia e Francia, che realizzano l’opera. Poi è la volta del sindaco di Torino Piero Fassino, da sempre a favore del progetto: “la storia ci dice che tutte le volte che è stata realizzata un’opera che accresce accessibilità e rapidità, l’infrastruttura ha poi visto una fruizione maggiore rispetto a quella prevista”, spiega il primo cittadino.

Le previsioni di traffico merci elaborate negli anni e con cui si giustifica un’opera così costosa per le casse dello Stato, prevedono un aumento degli scambi commerciali tra Italia e Francia. Oggi i dati però fotografano una situazione assai diversa: dal 2005 sulla direttrice Torino-Lione il trasporto merci è diminuito costantemente e la linea esistente è sfruttata solo per un quinto. È soprattutto attorno a questo punto che ruota l’intera vicenda.

Secondo la pianificazione europea, la Torino Lione deve essere un nodo cruciale del corridoio mediterraneo, la direttrice ferroviaria che unendo Lisbona a Kiev dovrebbe collegare l’Atlantico all’Est Europa. Ma Portogallo e Ucraina si sono già tirati fuori, trasformando la Lisbona-Kiev nella Miskolc, cittadina ungherese di 150mila abitanti, Algeciras, piccolo porto spagnolo di 100 mila abitanti. Virano tranquillizza, citando studi di fattibilità di un tunnel sotterraneo nel canale di Gibilterra: nessun problema, perché, in futuro, quest’ultimo sarà la porta per il Nord Africa.

Eppure anche in Francia è in corso un acceso dibattito istituzionale. Dopo aver annotato che il finanziamento europeo non è stato ancora definito e che le previsioni dei dati sul traffico merci sono state corrette al ribasso negli anni, la Corte dei Conti francese ha affermato lo scorso Agosto che i costi dell’opera per lo Stato in questa opera sono in costante aumento.

In pratica, si consiglia di abbandonare il progetto e migliorare la linea attualmente esistente. Semplice, diretto, lineare. Ma i politici sembrano essere sordi. E resta il rischio, come conclude Bellano, che la Torino-Lione diventi l’ennesima cattedrale nel deserto. Eppure anche ai più convinti sostenitori di questo dispendioso progetto infrastrutturale, stante la drammatica crisi economica in cui versa il nostro Paese, dovrebbe apparire evidente come la sua realizzazione sia ormai perfettamente inutile.

Roberta Ragni

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