Il bambino che tentava di accudire i cani. Ora cercano una casa

Esposti alla pioggia e al gelo, rinchiusi in un’area piccola e fatiscente, imprigionati da catene cortissime e da recinzioni di fortuna. In mezzo alla sporcizia e senza alcun riparo. È questa la vita di 4 cani adulti e 6 cuccioli di poche settimane che, nella periferia di San Giuseppe Jato, un comune in provincia di Palermo di appena 9000 abitanti sprovvisto di strutture per animali randagi e bisognosi, venivano “accuditi” da un bambino di 11 anni.

Esposti alla pioggia e al gelo, rinchiusi in un’area piccola e fatiscente, imprigionati da catene cortissime e da recinzioni di fortuna. In mezzo alla sporcizia e senza alcun riparo. È questa la vita di 4 cani adulti e 6 cuccioli di poche settimane che, nella periferia di San Giuseppe Jato, un comune in provincia di Palermo di appena 9000 abitanti sprovvisto di strutture per animali randagi e bisognosi, venivano “accuditi” da un bambino di appena 11 anni.

Il piccolo, animato dalle migliori intenzioni e stanco degli incidenti stradali e degli avvelenamenti che sempre più spesso colpiscono i randagi della zona, avrebbe chiesto a un parente del padre la possibilità di chiudere i “suoi” cani in quel terreno incolto. “Qualche giorno fa abbiamo casualmente scoperto la situazione che comunque presenta delle criticità“, raccontano in un articolo di GeaPress Monica e Sabrina, due volontarie che si occupano dei randagi della zona.

Sul posto sono intervenuti subito i volontari della Lida di Palermo, che sono riusciti, tra l’altro, anche a ottenere anche un incontro con il Sindaco di San Giuseppe Jato, Davide Licari, fissato per domani, al fine di migliorare la situazione degli animali randagi della zona. “La situazione è da subito apparsa precaria. L’intento del bambino è di certo nobilissimo, ma bisogna intervenire, per svariate ragioni“, spiega Giuseppe Purpi, che aggiunge: “non possiamo che apprezzare il suo ammirevole spirito e la sua tenera età giustifica, senza dubbio, quel tipo di soluzione. È un bambino intelligente ed ha subito capito la necessità dell’intervento“.

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Insomma, anche se un caso come questo avrebbe richiesto l’intervento delle autorità, come i Nas e i Carabinieri, “occorre contestualizzare e da qui usare il buon senso – ci dice Salvatore Libero Barone, altro volontario della Lida impegnato nel sopralluogo-. Il motivo è semplice: quelle catene, così come quei recinti fatiscenti e quei ripari approntati alla meno peggio, sono frutto dell’opera di un bambino di appena undici anni che, stanco dei vari incidenti e degli avvelenamenti di cui sono spesso vittima gli animali, ha optato per una soluzione ‘estrema’. Ma noi gli abbiamo parlato e ha capito perfettamente quel che gli è stato spiegato“.

Questo caso, quindi, che vede protagonista un ragazzino appassionato di animali, è del tutto particolare. La situazione generale, invece, è quella di tantissimi comuni siciliani che hanno interrotto le convenzioni coi canili comunali, che per gli animali non fanno un bel niente a livello istituzionale. I randagi, allora, continuano a morire di freddo e fame, o a essere vittime di soluzioni “fai-da-te” ben più drastiche, andando incontro a una morte orrenda per avvelenamento, vandalismo, impiccagione o rogo.

E pensare che per quei cani, davanti a chi ha mostrato finora indifferenza, c’è un bambino che spende tutta la paghetta settimanale. La sua sensibilità rappresenta, senza dubbio, la speranza di un radicale cambiamento“, conclude Salvatore, che ci spiega come i genitori del piccolo si siano convinti a far microchippare e sterilizzare gli animali e a dare in adozione alcuni di loro. Per maggiori informazioni e per adottare questi cani è possibile contattare la Lida di Palermo all’indirizzo mail lidapalermo@live.it o i volontari Giuseppe Purpi (Tel. 3286164402), Salvatore Libero Barone (Tel. 3270065796).

Roberta Ragni

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