Alluvione in Sardegna: Davide Nughes e il forno di Olbia che regala pane a tutti (FOTO)

Davide Nughes si rialza dopo l'alluvione che ha colpito la Sardegna. Pulisce fango e acqua, riapre il suo forno e decide di regalare il pane agli alluvionati

Davide Nughes aveva deciso di investire tutto nel settore della panificazione. Nella sua attività, “Lu Pani Sapori di Gallura”, c’erano i sogni di una vita. Poi, un maledetto giorno, un’alluvione gli porta via tutto: il laboratorio, i macchinari, le materie prime. Tutto finisce sotto il fango provocato dallo spaventoso ciclone Cleopatra, la bomba d’acqua che ha investito il nord della Sardegna uccidendo 16 persone.

“Abbiamo aperto il 20 Ottobre 2012 ad Olbia, in via Roma 88. Appena un anno dopo ci troviamo a fare i conti con danni ingenti alle attrezzature per svariate decine di migliaia di euro, circa 70mila o forse più, visto che manca ancora una stima completa e puntuale (15mila euro sono solo quelli provocati alle materie prime del nostro magazzino, che nella notte di 7 giorni fa galleggiavano in strada: farine, lieviti, mandorle, noci, mozzarella, condimenti vari…)”, racconta Davide a greenMe.it.

Il panificio è disastrato.Aprire quella porta dopo che il livello dell’acqua era sceso è stato devastante. Io per primo ho pensato che ci sarebbero voluti giorni, settimane, prima di rivedere tutto apposto e funzionante. Invece dopo 36 ore abbiamo ridato vita ad un pachiderma morto. Un’azienda di queste dimensioni, tra i costi che restano vivi e il mancato guadagno, se resta chiusa anche solo 10 giorni può placidamente fallire. Immaginate, quindi, la mia gioia nel rivedere l’azienda viva , ferita ma viva”, continua l’imprenditore.

Ed è stata proprio questa felicità a scatenare una bellissima reazione, nata dalla volontà di “condividere con l’esterno che i sogni di una vita futura e i sacrifici profusi sino a quel momento, sia in termini di tempo che di danaro, non erano andati persi e affogati nell’acqua“. L’olbiese, infatti, dopo la pulizia e la riparazione dei macchinari “salvabili”, già dal primo giorno di riapertura decide di destinare gratuitamente la produzione del pane alla popolazione alluvionata. A chi, insomma, non ha più niente.

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Ma perché regalare il pane? “Il coraggio – ci spiega Davide – me l’hanno dato le persone che su Facebook hanno seguito tutto l’evolversi della nostra emergenza. In molti ci sono stati vicini, vicinissimi. Qualcuno mandandoci della farina, altri donandoci decine di euro. Abbiamo capito che anche noi dovevamo aiutare chi, invece, non ce l’ha fatta a rialzarsi subito. Quindi, con quei pochi soldi donati, abbiamo comprato altra farina. Noi ci abbiamo messo il sale, il lievito, il gas, la competenza e quelle poche attrezzature rimaste funzionanti. E abbiamo condiviso il pane con gli altri. Sia chiaro, il pane che fornisco ad altre aziende come bar, ristoranti e supermercati, viene fatto giustamente pagare. Il pane è gratuito, invece, per gli sfollati e per i volontari”.

Un gesto di condivisione, altruismo e solidarietà semplice ma simbolico e importante. Uno schiaffo a quella politica che punta sul cemento e che ancora oggi non è capace di investire nella mitigazione del rischio idrogeologico, mentre la popolazione si mobilita concretamente rimboccandosi le maniche, stivali anti pioggia ai piedi e grande cuore nel petto.

Proprio agli uomini che abitano le stanze del potere il generoso panificatore sardo rivolge il suo appello: “I soldi non ci sono, l’economia è totalmente in ginocchio, le persone sono tristi e non hanno né voglia né possibilità di spendere. Forse (anzi, molto probabilmente) le istituzioni non mi daranno mai i miei 100mila euro necessari per ripristinare i danni. E allora? Quantomeno non fatemi pagare tasse e contributi sui miei dipendenti. In questo modo potrei ricostruire la mia azienda da solo. Non voglio un centesimo da nessuno“.

Roberta Ragni

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