Sì all’abbattimento dei bovini vaganti nel Cosentino: associazioni in rivolta per salvare gli animali

Non solo i cavalli vaganti nel territorio Tarquinia, ora anche un gruppo di bovini liberi nel Cosentino rischia l'abbattimento per decisione dell'amministrazione locale. Le associazioni animaliste promettono battaglia, contestando le soluzioni cruente che prevedono la morte degli animali

Saranno uccisi i bovini che vagano liberi nel territorio di Verbicaro, in provincia di Cosenza. Lo ha stabilito a inizio aprile il primo cittadino apponendo la firma a un’ordinanza che dispone la cattura e l’abbattimento degli animali.

Nessun recinto per sottoporre gli animali a controlli e nessuna soluzione non cruenta per risolvere una situazione che va avanti da parecchio. Lo denunciano le principali sigle animaliste d’Italia, che hanno seguito la vicenda nell’interesse degli animali.

Tutto sarebbe iniziato anni fa, quando alcuni bovini sono stati segnalati localmente. Nulla sarebbe stato fatto per monitorare gli animali e nel corso del tempo i bovini si sono riprodotti. Oggi si pensa di eliminarli per risolvere la questione.

Purtroppo ormai è la consuetudine: l’uomo commette errori, ma a pagare sono sempre e solo gli animali. In tutti questi anni si sarebbe potuto fare tanto per limitare le nascite e tenere sotto controllo questo gruppo di animali liberi, probabilmente sfuggiti a qualche allevatore e mai reclamati. E invece si è scelto deliberatamente di non fare nulla, lasciare che le cose precipitassero per poi adottare la soluzione più estrema” ha commentato la LNDC Animal Protection.

Ma perché abbatterli? I bovini di Verbicaro, ribattezzati “vacche sacre”, vivono liberi in una zona ricadente nel Parco Nazionale del Pollino.

Sono privi di marchi auricolari e di sistemi di riconoscimento e, a parere del sindaco, rappresenterebbero un rischio per l’incolumità pubblica e per i terreni di proprietà. Da qui la condanna a morte. Inaccettabile per gli animalisti una simile fine.

Si tratta di un abbattimento di cui non si vede la necessità e senza alcun fondamento scientifico che attesti la pericolosità ed il potenziale pericolo che costituirebbe questo gruppo di bovini, stimato tra i 50 e gli 80 esemplari. Auspichiamo che non si proceda all’esecuzione dell’ordinanza prima dell’udienza per discutere la nostra istanza cautelare per la sospensione” ha dichiarato l’Ufficio legale dell’Oipa.

L’Organizzazione Internazionale Protezione Animali ha fatto sapere di aver presentato ricorso al Tar della Calabria per chiedere l’annullamento dell’ordinanza. Unite all’Oipa anche le associazioni Rispetto per tutti gli animali e Stop Animal Crimes Italia.

Abbiamo assistito a una situazione analoga con la morte dei 4 cavalli di Tarquinia, uccisi a fucilate. Cambia il territorio, cambiano i soggetti, ma non le modalità di gestione attuate.

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Fonte: Oipa

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