Tariffe elettriche: come cambieranno le bollette nel 2018 con la riforma?

Come cambieranno le tariffe elettriche dal 1° gennaio 2018? La nuova riforma prevede di superare la struttura progressiva attuale rispetto ai consumi, adeguando le componenti tariffarie al costo dei servizi. E il risultato? Le famiglie poco numerose e gli anziani saranno tra i più penalizzati, con rincari fino a 129 euro all'anno

Come cambieranno le tariffe elettriche dal 1° gennaio 2018? La nuova riforma prevede di superare la struttura progressiva attuale rispetto ai consumi, adeguando le componenti tariffarie al costo dei servizi. E il risultato? Le famiglie poco numerose e gli anziani saranno tra i più penalizzati, con rincari fino a 129 euro all’anno.

Chi consuma paga? Tutto il contrario. Nella sua formulazione, la riforma avrà lo scopo di allineare le tariffe di rete ai costi effettivi a promuovere efficienza energetica e sviluppo delle fonti rinnovabili. Ma gli effetti che produrrà saranno dannosi perché non premieranno la riduzione dei consumi e né ridurranno la spesa energetica delle famiglie.

Di recnte l’Autorità per l’energia ha avviato la consultazione sul documento 34/2015/R/eel. I cittadini saranno chiamati fino al 16 marzo prossimo ad esprimere il proprio parere sulle tariffe elettriche e sul superamento dell’attuale progressività rispetto ai consumi.

Cosa cambia? Come mostra la tabella che segue, un cliente tipo che utilizza i 3 kW e ha un consumo di 2.700 kWh all’anno avrebbe un aumento da 438 a 443 euro l’anno al netto delle tasse. Andrà peggio a chi ha un consumo ancora più basso (da 1500 a 2000 kWh) su cui potrebbe gravare un aumento rispettivamente di 74 e 44 euro. E i non residenti con consumi fino a 900 kWh/anno e 3kW pagherebbero 129 euro in più rispetto agli attuali 260.

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La riforma premia dunque i grandi consumatori di energia. Secondo l’Autorità, infatti, “i clienti residenti con potenza fino a 3 kW (a cui oggi è applicata la tariffa D2) i cui consumi non superano circa 3.400-3.500 kWh beneficiano di un vantaggio in quanto la loro spesa totale annua è inferiore a quella che dovrebbero pagare se fosse applicata la tariffa di riferimento (tariffa D1)”.

Vediamo nel dettaglio cosa potrebbe cambiare rispetto ad oggi. Sono quattro le opzioni proposte dall’Aeeg:

Opzione T0: sarà uguale per tutti i clienti; per la copertura degli oneri a essere incrementata sarà la componente variabile proporzionale ai consumi. Ciò significa che l’opzione corrisponde all’applicazione della tariffa D1, con l’attuale tariffa;

Opzione T1: anche in questo caso sarà uguale per tutti i clienti ma la cifra per òla copertura degli oneri sarà caricata per il 50% sulla componente fissa correlata alla potenza impegnata e al 50% sulla componente variabile in base ai consumi;

Opzione T2: l’ammontare necessario alla copertura degli oneri viene caricato come nell’opzione T1 (50% potenza e 50% prelievi) differenziando tra residenti e non residenti il corrispettivo per potenza impegnata;

Opzione T3: la copertura degli oneri viene caricato al 75% sulla componente variabile proporzionale ai consumi e al 25% sulla componente fissa, quest’ultima differenziata tra residenti e non residenti.

La riforma col documento di consultazione prevede un percorso che, partendo dal 1° gennaio del prossimo anno, si sviluppi nell’arco di due anni, per introdurre la tariffa dal 1°gennaio 2018.

Scomparirebbe qualsiasi incentivo a ridurre i consumi, perché rispetto a oggi in proporzione pagherebbe meno chi consuma di più, tanto che, secondo alcune simulazioni, l’aggravio medio per le famiglie con consumi bassi si attesterebbe tra il 15 e il 20%. Inoltre, la revisione degli oneri di rete e di sistema, spostati dalla componente variabile a quella fissa, penalizzerebbe l’autoproduzione da fonti rinnovabili lamenta Legambiente.

Nonostante gli intenti siano condivisibili, tra cui la volontà di spingere gli usi elettrici diventati oggi competitivi anche da un punto di vista ambientale – commenta il vicepresidente Edoardo Zanchini, – la revisione delle tariffe proposta dall’Autorità non aiuta le famiglie, né risponde alle sfide che l’Italia deve cogliere per ripensare il sistema energetico. Occorre infatti ripensare le tariffe per premiare gli interventi di riduzione dei consumi da parte degli utenti, attraverso l’efficienza e l’autoproduzione. Chiediamo all’Autorità di aprire un confronto sulle proposte più efficaci in questa direzione, anche guardando all’esperienza di altri Paesi”.

La preoccupazione di Legambiente deriva anche dal fatto che il Decreto Concorrenza, approvato il 20 febbraio dal governo, prevede che dal 2018 tutti i contratti passino al mercato libero, abolendo il “servizio di maggior tutela”.

Come sempre, norme di cui si conoscono bozze fino al giorno in cui diventano decreti. Questa volta il governo, con la scusa di liberalizzare il mercato, toglie garanzie ai consumatori e li spinge in una ridda di rincari e caro bollette. Alla faccia degli slogan sui tagli per i contribuenti”, è il commento di Davide Crippa, vicepresidente della Commissione Attività produttive per il M5S.

Secondo Rete Imprese,piuttosto che rimuovere la tutela di prezzo occorre riformare il mercato e la tutela stessa rivedendo l’attuale legame tra venditore e distributore che penalizza gli operatori che offrono servizi energetici e imponendo offerte realmente confrontabili e misurabili tra loro”.

Secondo Assoelettrica, “il superamento della progressività delle tariffe elettriche eliminerà una ingiustizia”. Chicco Testa pone l’accento sul differente trattamento tra residenti e non che “favorisce comportamenti a dire poco opportunistici. Secondo nostre stime, oltre il 40 per cento delle utenze domestiche con contratto sotto i 3 kW e di tipo residente, consumano meno di 1800 kWh all’anno. Che cosa significa? Che ci sono alcuni milioni di seconde case che, per ovvi motivi fiscali, vengono fatte risultare come prime case di un congiunto, con il risultato non soltanto di risparmiare l’IMU, ma anche di tagliare a metà la bolletta della luce e quella dell’acqua. La distinzione tra residenti e non residenti va abolita, anche perché non riesco a capire perché una commodity dovrebbe avere un prezzo così diverso a seconda della residenza. E gli studenti fuori sede? Perché devono pagare il chilowattora il doppio di chi ha una villa al mare dove compare come residente la zia o la moglie?”

Per leggere il documento di consultazione e inviare le osservazioni, clicca qui

Francesca Mancuso

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