Il movimento "Tiny House", letteralmente "piccole case", affonda le sue radici nell "insana idea" che una vita semplice sia preferibile e possibile, se vissuta in piccole case.
Il movimento “Tiny House”, letteralmente “piccole case”, affonda le sue radici nell “insana idea” che una vita semplice sia preferibile e possibile, se vissuta in piccole case.
In effetti, pur restringendosi i nuclei familiari, le dimensioni delle case si trovano in controtendenza, soprattutto in paesi come gli Stati Uniti: la casa media americana, infatti, risulta essere sovradimensionata ed estremamente grande, ma anche qui da noi non si scherza.
L’idea nuova é invece quella di offrire un’alternativa più verde e più conveniente, insomma un po’ come l’uovo di Colombo. Ultimamente, infatti, l’interesse verso le “Tiny House” è decisamente cresciuto: “sembra una convergenza perfetta tra un mercato immobiliare che va male, una cattiva economia ed una maggiore consapevolezza ambientale” afferma Jay Shafer.
La sua azienda la “Tumbleweed Tiny House” in California, vende piccole case già pronte e gli affari vanno benone proprio adesso in un momento di crisi globale (Guarda il video realizzato dalla BBC)
La chiave infatti per vivere in una casa piccola, per lo stesso Jay, è un design elegante, un’ attenzione ai dettagli ma soprattutto il fatto che le persone possano così scoprire un vero senso di libertà nel vivere con meno mai provato prima.
Sarah Susanka ha invece, nel 1997, lanciato la sua idea sconvolgente di “Small House” attraverso la pubblicazione del suo “The Not So Big House“: le case piccole per lei infatti possono avere tutto ciò che serve ad una famiglia senza nulla da invidiare alle enormi abitazioni sotto-sfruttate alle quali siamo abituati, sono meno dispendiose, meno energivore, più essenziali ed assolutamente più utili a chi ci vive, oltre che enormemente più sostenibili.
Qui potete leggere un estratto del suo libro in pdf
Con l’andamento delle borse e l’insinuarsi di una diversa economia sociale, sempre negli Stati Uniti, ed in particolare in occasione del terribile disastro dell’uragano Katrina, la designer Marianne Cusato, nel 2005 sviluppò i Cottages “Katrina“, particolarmente piccoli sì (circa 28 m2) ma ottimi come valida alternativa ai container disponibili allora.
Potremmo così proseguire, perché in giro per il mondo l’idea che “Less is more” sta diventando sempre più forte, soprattutto in questi ultimi anni di cambiamenti economici e sociali.
Molti sono gli esempi sparsi in tutto il mondo come in Spagna, dove gli architetti Eva Prats e Ricardo Flores ne hanno presentata una da 28 m2 chiamata “Casa in valigia“
Ma ancora la “Casa Micro Compact” : è un cubo di poco più di 7 metri quadrati sviluppato dall’architetto britannico Richard Horton in collaborazione con l’Università di Monaco di Baviera, progettato per una o due persone e che dispone di utili spazi funzionali.
Il progetto è inteso come una moderna “macchina nel quale vivere”, fornisce spazi dove dormire, lavorare, mangiare, cucinare ed effettuare la propria igiene personale.
Le grandi case infatti, é ormai chiaro, che sono più costose in termini di costruzione, di tasse, di riscaldamento, di manutenzione e quindi le “Tiny House” oltre a costare meno, implementano la voglia di una vita semplice, vera, economica ed infine non meno importante, più sostenibile.
Case di piccole dimensioni possono enfatizzare, infatti, le reali funzionalità che portano al loro interno ed in maniera duplice: facendoci risparmiare spazi ed energia ed ottimizzando anche quegli spazi mai valutati prima, come quelli verticali per esempio!
Questo “We the Tiny House People” é il primo documentario, del 2012, di Kirsten Dirksen presentato in anteprima su youtube, dove lo spettatore viene accompagnato alla scoperta delle vite e delle Tiny house, in giro per il mondo (California, New York, Hawaii, Francia, Spagna)…assolutamente imprendibile, poetico e decisamente utile per far ripensare alle nostre reali necessità oltre che alle nostre scelte.
Kia – Carmela Giambrone
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