È proprio questa l’idea del nuovo Bosco Verticale, un italianissimo progetto di riforestazione urbana che si sviluppa in altezza, ideato da Stefano Boeri Architetti, talmente innovativo e originale da aver catturato l'attenzione anche del prestigioso Financial Times, che lo descrive come “la nuova torre più eccitante al mondo”. E ne ha ben d’onde visto che, per la prima volta, un grattacielo ospiterà querce, cedri e pini pronti a far da filtro antismog e a offrire ombra d’estate e luce d’inverno, quando i rami si spoglieranno dalle loro foglie. Nonché a dar manforte ai pochi esemplari “cittadini” già presenti, che combattono strenuamente contro il grigio del cemento.
Gli architetti di tutto il mondo stanno cercando di contrastare la carenza di verde nelle nostre “giungle di cemento” con proposte tanto ambiziose quanto tecnologiche, sicuri che la sfida del fabbisogno alimentare e dell’agricoltura biologica si possa vincere proprio nell’ambiente urbano. Si tratta delle Vertical Farm, le fattorie verticali, i cui progetti continuano a proliferare in modo vertiginoso.
E se lo stesso principio fosse applicato anche per creare dei polmoni verdi come i boschi o le foreste? È proprio questa l’idea del nuovo Bosco Verticale, un italianissimo progetto di riforestazione urbana che si sviluppa in altezza, ideato da Stefano Boeri Architetti, talmente innovativo e originale da aver catturato l’attenzione anche del prestigioso Financial Times, che lo descrive come “la nuova torre più eccitante al mondo”. E ne ha ben d’onde visto che, per la prima volta, un grattacielo ospiterà querce, cedri e pini pronti a far da filtro antismog e a offrire ombra d’estate e luce d’inverno, quando i rami si spoglieranno dalle loro foglie. Nonché a dar manforte ai pochi esemplari “cittadini” già presenti, che combattono strenuamente contro il grigio del cemento.
Concepito per essere realizzato a Porta Nuova, il nuovo quartiere milanese che viene su al ritmo di un piano ogni quindici giorni, Bosco Verticale, che nasce per contribuire a rigenerare l’ambiente e la biodiversità urbana senza implicare un’espansione del territorio delle città, è un complesso composto da due torri residenziali di 110 e 76 metri. La sua particolarità è che ospiterà circa 900 alberi alti dai 3 ai 9 metri, diverse piante floreali e arbusti, distribuiti in relazione all’esposizione al sole di ogni facciata delle torri. In termini di quantità di alberature il Bosco Verticale di Milano equivale a una superficie boschiva di circa 10.000 mq, mentre, se “sparsa” sul territorio in “orizzontale”, l’intera costruzione equivarrebbe a 50.000 mq di villette unifamiliari.
“Bosco Verticale è un sistema che ottimizza, recupera e produce energia”, spiegano dallo studio di Stefano Boeri. E, in effetti, i vantaggi ricavati dalla realizzazione di questa innovativa soluzione architettonica sono davvero tanti: la costituzione di un microclima, l’assorbimento di CO2 e polveri sottili, la produzione di umidità e di ossigeno, la riduzione dell’inquinamento acustico e il riparo dal vento. Un sistema di energia fotovoltaica (500 mq di pannelli), eolica e geotermica garantirà, poi, l’autosufficienza delle due torri, mentre l’irrigazione delle piante avverrà per larga parte attraverso un impianto centralizzato di filtrazione dell’acque grigie.
Inoltre, la gestione del verde nel Bosco Verticale sarà centralizzata e affidata a una agenzia che avrà uno sportello aperto al pubblico, in modo che ogni “cellula” di manutenzione del verde verticale potrà essere utilizzata per la raccolta di dati utili a valutare nel tempo la funzionalità ecologica del sistema, “un know-how tramandabile e divulgabile, che cresce ed evolve insieme con il Bosco Verticale”.
Sarà questo il futuro sostenibile delle nostre città? Di certo questa nuova architettura “vivente” potrebbe indicarci la giusta strada per migliorare il panorama e l’ambiente urbano e portare in città tutto il bello della naturalezza.
Roberta Ragni